Il Pil pro-capite dei Paesi G7 continuerà ad essere superiore a quello delle economie emergenti
L'ultimo rapporto del PwC – Come cambierà l'ordine economico globale entro il 2050? – non contiene previsioni granché positive per l'Italia. Lo studio passa in rassegna le proiezioni di crescita da qui al 2050 del Prodotto interno lordo delle 32 principali economie mondiali, che ad oggi rappresentano circa l'85% del PIL globale, e sostiene che l'Italia perderà qualche posizione nella graduatoria, che classifica i Paesi in base al PIL a parità di potere d'acquisto, passando dall'attuale 12esimo posto al 21esimo (il PIL a parità di potere italiano passerà dai 2.221 miliardi di dollari del 2015 ai 2.541 miliardi del 2050). Un balzo all'indietro di nove gradini. Diversi fattori penalizzeranno il nostro Paese (l'invecchiamento della popolazione, la bassa produttività…).
A veder migliorata la propria condizione saranno altri Paesi: entro il 2050 la classifica delle prime dieci economie mondiali subirà delle modifiche. Nel periodo considerato dall'analisi, il tasso medio di crescita delle economie E7 – sigla che raccoglie Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Russia e Turchia – sarà del 3,5% circa l'anno, oltre il doppio rispetto ai Paesi del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti) destinati a crescere ogni anno dell'1,6%.
La Cina, che ha già superato gli Stati Uniti (ora secondi in classifica) sulla base del PIL a parità di potere d'acquisto, continuerà ad occupare la prima posizione, rafforzando il proprio primato sul secondo posto che potrebbe essere conquistato dall'India. Lo studio sostiene che le economie emergenti proseguiranno a crescere, nonostante qualche timido rallentamento registrato di recente in alcuni casi.
Per la maggior parte dei BRIC – ovvero i maggiori Paesi in via di sviluppo: Brasile, Russia, India e Cina – il 2016 non è stato un anno particolarmente positivo: Brasile e Russia sono caduti in recessione, l'economia cinese ha subito un rallentamento rispetto all'anno precedente – una performance al ribasso dovuta anche al nuovo modello economico che Pechino intende adottare, meno dipendente dall'export –, cosa che non è accaduta all'India: il PIL indiano è cresciuto del 7,6% tanto nel 2016 quanto nel 2015 (secondo le stime della Banca mondiale, l'India crescerà del 7,8% sia nel 2018 che nel 2019).
Lo studio sottolinea che le economie emergenti non riusciranno comunque a colmare completamente il gap reddituale che ad oggi le separa dai Paesi più avanzati: nel 2050 il livello reddituale medio statunitense sarà circa il doppio di quello cinese e il triplo di quello indiano.