Le imprese di piccole e medie dimensioni italiane hanno rafforzato anche la propria crescita e la redditività
Il Cerved sostiene che il 2015 e il 2016 sono stati anni particolarmente positivi per le piccole e medie imprese (PMI) italiane.
Pur sottolineandone alcune criticità – il Cerved osserva che la produttività del lavoro delle PMI ha perso circa 8 punti percentuali dall'inizio della crisi economica –, il rapporto evidenzia che le imprese di piccole e medie dimensioni italiane hanno lanciato i primi segnali positivi.
I miglioramenti hanno riguardato l'aspetto quantitativo e produttivo. Nel 2015, dopo cinque anni, il numero di PMI è aumentato, tornando al di sopra delle 137mila unità (+500 unità rispetto all'anno precedente) anche se nel 2008 erano 150mila.
Una crescita possibile grazie al saldo positivo tra le PMI nate e quelle morte e del saldo nullo tra le PMI che hanno ridotto la propria scala dimensionale fino a diventare micro-imprese e società che hanno percorso il sentiero inverso.
Il rapporto osserva che le piccole e medie imprese italiane hanno rafforzato anche la crescita e la redditività, con i miglioramenti che hanno coinvolto anche i settori più colpiti dalla crisi economica come le costruzioni. Un comparto che, secondo le stime dell'ANCE, tra il 2008 ed il 2014, ha perso 100.688 imprese – il computo tiene conto di tutte le classi dimensionali –, mentre il numero degli addetti ha riportato una contrazione del 28,2%, con un saldo negativo di oltre mezzo milione di lavoratori.
Secondo il Cerved, i miglioramenti sono stati favoriti da una rinnovata fiducia e dall'allentamento della stretta creditizia – tra la fine di giugno 2011 e lo stesso periodo del 2015, l'ammontare degli impieghi bancari alle imprese è diminuito di 104,6 miliardi di euro (dati CGIA di Mestre) –, con il credito fornito dalle banche e dalle altre imprese alle PMI che è tornato a crescere.
Anche i prossimi anni dovrebbero essere positivi. Il Cerved stima che il Prodotto interno lordo (PIL) italiano crescerà dello 0,8% nel 2016, per poi continuare ad aumentare, anche se “a ritmi comunque ben al di sotto del potenziale di crescita”, nel biennio successivo (+1,1% nel 2018). In base a questo scenario, il rapporto prevede “una graduale accelerazione” del fatturato e del valore aggiunto delle PMI che aumenteranno, alla fine del periodo di previsioni, rispettivamente del 4,2 e del 5,2%.