Nel 2015 il Pil ha registrato una contrazione del 3,8%. Dal +7,5% del 2010, il paese ha subìto un brusco rallentamento nel triennio 2011-2013
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Dopo il rallentamento di fine 2015, l'attività economica globale è ulteriormente rallentata in questo primo scorcio di 2016. Per il Fondo monetario internazionale (FMI) l'Eurozona dovrebbe fare di più (l'istituto lamenta disoccupazione ancora alta in molti paesi dell'area e investimenti bassi) mentre la Cina resta un'incognita, a causa anche della transizione da un modello di sviluppo dipendente dalle esportazioni ad uno che predilige i consumi interni.
In un contesto di indebolimento globale, tuttavia, non si può non tenere conto dell'andamento economico del Brasile. In questo momento il più in difficoltà tra i paesi Brics, nonché prima economia latino-americana.
Nei giorni scorsi l'istituto di statistica brasiliano ha diffuso i dati macroeconomici del paese, che hanno fatto segnare un tracollo vertiginoso, il peggiore dal 1990. Nel 2015, infatti, il Pil del Brasile ha registrato una contrazione del 3,8% – nell'ultimo trimestre dell'anno la caduta è stata del 5,9% –, condizionata in particolare dalle flessioni dell'industria e del settore minerario.
A pesare in negativo, certamente, il crollo dei prezzi delle materie prime (a sua volta derivante dall'andamento del petrolio), ma anche il generale rallentamento delle altre economie emergenti. Il Brasile si è scoperto in recessione già ad agosto 2015 e nello stesso periodo l'agenzia di rating Standard & Poor's ne aveva declassato al livello "spazzatura" (BB+) i titoli di Stato.
Tuttavia qualche segnale di debolezza il Brasile lo stava mostrando già da un po'. Se nel periodo 2000-2010 la crescita media era stata del 3,7% l'anno, dal 2011 al 2013 il ritmo è rallentato, e di molto (2,7%, 1% e 2,5% rispettivamente). Per rendere meglio l'idea: nel 2014 il Pil brasiliano ha registrato un incremento dello 0,1%, ma soltanto nel 2010 la crescita era stata del 7,5%.
Insomma, non va sottovalutata la grave recessione che ha colpito il Brasile, secondo molti osservatori internazionali la più grave da inizio '900. Una situazione economica negativa di questa portata può avere, infatti, pesanti ripercussioni nell'intera area, che è strategica per le nostre imprese e per l'export in Sud America, bacino che negli ultimi anni si è rivelato fonte di grandi opportunità anche in termini di investimenti.