Economia in affanno

Saldo negativo per le imprese della ristorazione. La crisi non risparmia anche i bar

Imprese che chiudono, abusivismo e calo dei consumi “fuori casa” da parte delle famiglie alla base delle difficoltà. Bene, invece, il franchising

24 Nov 2014 - 15:30
 © ufficio-stampa

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Che si tratti di ditte individuali o di società, la crisi economica ha colpito anche il settore della ristorazione. Al termine del 2013, come anche all'inizio del 2014, i dati relativi alla natalità e la mortalità delle imprese hanno mostrato saldi in negativo sia per i ristoranti che per i bar.

Alla fine dello scorso anno si contavano oltre 315 mila imprese attive nel settore della ristorazione con un saldo negativo di 9.056 unità: risultato di 26.779 chiusure contro 17.723 iscrizioni. E' quanto si legge nell'analisi dei dati Infocamere stilata da Fipe Confcommercio.

Solo considerando i ristoranti e le attività di ristorazione mobile (sono circa 164 mila le imprese attive in questo segmento) è possibile notare come il saldo alla fine dell'anno sia in calo di 4.675 attività. Questo perché le aperture, quasi novemila, non sono riuscite a eguagliare le cessazioni, pari invece a oltre 13 mila. Molto simili i risultati relativi ai bar e ai caffè. Nel corso dello scorso anno hanno chiuso i battenti oltre 13 mila attività mentre le aperture, anche in questo caso, sono state poco più che ottomila, per un saldo in negativo di 4.285 imprese. L'altro segmento del settore (il più piccolo dell'intero settore della ristorazione), ovvero quello per la fornitura di pasti preparati, ha presentato un saldo in negativo si 86 unità: le iscrizioni sono infatti state solo 119 a fronte di 205 cessazioni.

Analogo andamento si è registrato all'inizio del 2014. Nel primo trimestre il saldo delle attività di ristorazione si è mostrato in negativo di 4.712 unità. Dato peggiore di quello registrato lo stesso periodo dello scorso anno quando si mostrò a -4.073.

Le cause più spesso indicate per giustificare la crisi del settore sono principalmente due e, in linea di massima, sono anche collegate tra loro: una rivisitazione della spesa per i consumi alimentari fuori casa da parte delle famiglie e una sempre più ampia diffusione dell'abusivismo.

Tra il 2010 e la prima metà del 2014 i consumi nei ristoranti e nei bar sono diminuiti in media dell'8,2% (-8,5% nei bar e 7,9% nei ristoranti). Un'analisi della Confesercenti ha rilevato che il giro di affari ha perso il 18% nel giro di quattro anni, portandosi a 15,1 miliardi di euro l'anno. Il fatturato delle imprese della ristorazione è sceso del 3,6% mentre quello degli esercizi alimentari, tabacchi e bevande del 3,1%. Bar e ristoranti abusivi muovono invece qualcosa come 5,2 miliardi di euro l'anno, andando a coprire una fetta pari al 10% dell'intero giro d'affari regolare.

L'unico segmento della ristorazione che non avverte il peso della crisi economica è quello del franchising. Pizzerie, bar e ristoranti di questo tipo hanno registrato segni + in gran parte degli indici. Sono infatti aumentati dell'1,7% i punti vendita, il fatturato ha registrato un +4,3% e il numero degli occupati è lievitato del 7,7%.

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