Dal QE e dal calo del prezzo del petrolio si attende un margine superiore di crescita. E a gennaio Confindustria registra l'aumento della produzione industriale
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Il quadro macroeconomico resta "fragile”, eppure le previsioni per il futuro sembrano più ottimistiche di come apparivano qualche tempo fa. Restano i problemi legati al lavoro – l'ultimo rapporto della Cgil afferma che 9 milioni e 410 mila persone vivono in Italia "in grave difficoltà per la mancanza di lavoro o per la precarietà di una posizione lavorativa non scelta ma subita" –, ma in compenso cresce la fiducia di imprese e consumatori.
È vero che, come facevamo notare ieri, nel complesso le preoccupazioni per l'anno appena iniziato si fanno sentire (sulle difficoltà occupazionali, soprattutto), ma che nel suo complesso la situazione economica del paese possa migliorare sono le imprese in particolare a dircelo.
Il riferimento, già della Banca d'Italia, alla possibilità che nei prossimi mesi le previsioni sul Pil per il 2015 e per il 2016 migliorino rispetto alle precedenti stime è stato quantificato dal Centro Studi di Confindustria, in termini percentuali, in una crescita del 2,1% quest'anno e del 2,5% il prossimo.
L'ottimismo ora, però, non deve distrarre il percorso di riforme e di miglioramento del sistema economico, in quanto è anche dettato dagli effetti attesi del quantitative easing – il programma di acquisto di titoli di Stato che la Bce avvierà nel mese di marzo fino a quando l'inflazione non avrà ripreso un ritmo accettabile –, il calo del prezzo del petrolio e, proprio in seno al QE, il deprezzamento dell'euro che favorirà le aziende che esportano molto.
Le condizioni più favorevoli si traducono anche in una maggiore fiducia, che a gennaio – secondo l'Istat – è cresciuta nelle imprese a 91,6 dal livello di 87,6 registrato a dicembre 2014. Il clima di fiducia migliora nelle imprese dei servizi di mercato (a 94,7 da 86,8), in quelle di costruzione, tra le più colpite dalla crisi (a 77,3 da 72,6, con un miglioramento anche nelle attese sull'occupazione). Scende, lievemente, quello delle imprese manifatturiere (a 97,1 da 97,3) e, in misura più consistente, quello del commercio al dettaglio (a 99,5 da 104,7).
Il dato positivo, poi, sempre riferito dal Centro Studi di Confindustria, è l'aumento dello 0,3% della produzione industriale – un indicatore importante perché fotografa in un certo senso il reale andamento dell'economia – nel mese di gennaio, dopo il +0,1% osservato a dicembre. Il quarto trimestre del 2014 ha chiuso meglio dell'atteso, con un calo dello 0,3%, e il trend dovrebbe perciò indicare una prospettiva di ripresa per il primo trimestre del 2015.