A registrare peggioramenti è stato l’intero settore orafo: le imprese produttrici negli ultimi cinque anni sono diminuite di oltre tre mila unità
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C'era da aspettarselo: alla fine anche i Compro oro sono andati in difficoltà. Nati per lo più nel periodo più acuto della crisi economica per trasformare i gioielli di famiglia in contanti, ora cominciano a subire un rallentamento legato con tutta probabilità anche alla ripresa del Paese. Gli italiani, più fiduciosi rispetto al passato potrebbero infatti aver smesso di disfarsi dei propri preziosi. Altra ipotesi è quella, più semplicistica, secondo cui le persone avrebbero dato fondo alle scorte da vendere.
Dati alla mano il comparto dei Compro oro ha registrato tra il 2011 ed oggi la scomparsa di circa 15 mila attività, passando, infatti, dalle 35mila unità del 2011 alle 20mila odierne. Solo negli ultimi due anni hanno chiuso i battenti 13 mila imprese di questo tipo.
Se però gli anni della crisi hanno fatto, almeno per un breve periodo, la fortuna dei Compro oro, così non è stato per il settore orafo nel complesso: nell'ultimo lustro le aziende produttrici sono diminuite di circa tre mila unità, passando da 12 mila a novemila, bruciando così circa 15 mila posti di lavoro. Solo nell'arco dello scorso ha abbassato definitivamente le serrande il 40% dei negozi del settore aperti negli ultimi quattro anni.
L'anno migliore per i Compro oro, stando alle indagini dell'Eurispes, è stato il 2012, quando vi si è rivolto ben il 28,1% degli italiani, contro l'8,5% di a un anno prima. Da quell'anno in poi la quota ha cominciato a diminuire costantemente passando per il 18,7% del 2013 e attestandosi al 13,9% del 2014.
Di conseguenza è sceso anche il fatturato del settore. Dai 550-600 mila euro l'anno, i ricavi sono scesi a circa 300 mila euro.
Secondo Oro Italy a mettere i bastoni tra le ruote del settore dell'oreficeria è stato anche il tetto di mille euro all'uso del contante introdotto nel 2012. Secondo l'Associazione Nazionale Orafi, infatti, tale limite ostacolerebbe fortemente l'acquisto da parte dei consumatori di oro e gioielli.
Le speranze per un settore chiave del Made in Italy sono dunque riposte nel export. In base allo studio Esportare la dolce vita 2015, le vendite nei Paesi emergenti più dinamici di prodotti Belli e Ben Fatti di oreficeria e gioielleria genereranno nel 2020 qualcosa come 3,7 miliardi di euro, riportando un aumento di 1,4 miliardi rispetto al 2014.