Le sofferenze rendono le banche più caute nel concedere nuovi prestiti agli imprenditori e alle famiglie
L'ultima rilevazione della Banca d'Italia evidenzia un nuovo aumento delle sofferenze bancarie italiane, che rischia di minare la fragile ripresa dell'economia italiana.
A maggio, sono cresciute tanto le sofferenze bancarie lorde, che hanno raggiunto i 199.994 milioni di euro – a un passo dunque dal picco di gennaio (202 miliardi) e in crescita rispetto ai 198,3 miliardi di euro del mese precedente – quanto le sofferenze nette, passate dagli 83,956 miliardi di aprile agli attuali 84,947 miliardi di euro.
Diminuisce, invece, il tasso di crescita dei crediti inesigibili – ovvero il rapporto tra le nuove sofferenze e il volume di prestiti erogati dalle banche –, passato dal 3,5% di aprile al 3,2% di maggio.
Quest'ultimo è un calo in linea con le attese dell'ABI e del CERVED, che, sulla base della graduale ripresa del quadro macroeconomico, prevedono un rallentamento del tasso di ingresso in sofferenza per le imprese italiane nei prossimi anni.
Pur rimanendo su livelli ancora superiori a quelli precedenti la crisi economica – nel 2008 il tasso di ingresso in sofferenza si attestava all'1,7% –, l'ABI e il CERVED stimano che nel 2015 il tasso di crescita dei crediti inesigibili passerà dal 3,7% del 2015 al 3% del 2016, per calare ulteriormente al 2,4% alla fine del 2017.
La crescita delle sofferenze bancarie non è passata inosservata neanche al Fondo monetario internazionale, che ne ha sottolineato uno dei possibili effetti: gli analisti del FMI osservano che il peso dei crediti deteriorati sta “ostacolando” la ripresa dell'economia italiana, tornata a crescere timidamente dopo anni difficili.
Del resto, l'aumento delle sofferenze rischia di ripercuotersi negativamente sull'ammontare complessivo dei prestiti concessi dagli istituti di credito che rappresentano la principale fonte di finanziamento per le imprese italiane. Infatti le sofferenze non consentono alle banche di stimare le perdite effettive, che andranno iscritte nel bilancio, rendendole più caute nel concedere nuovi prestiti agli imprenditori e alle famiglie.