EUROSETS, L'INTERVISTA

Eurosets, più forte di sisma e alluvione "Mai mollare, in gioco vite umane"

Due drammatici eventi hanno messo a dura prova l'azienda modenese. L'a.d. Stefano Foschieri: "Mai pensato di fermarci"

19 Mag 2015 - 14:51
 © ufficio-stampa

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Prima il terremoto del 2012, che distrugge il sito produttivo di Medolla (Modena). Poi l'alluvione di gennaio 2014, che colpisce duramente la sede provvisoria di Bastiglia. "Neanche per un minuto abbiamo pensato di mollare. Dietro il nostro lavoro ci sono delle persone da curare. O consegnavamo i nostri macchinari oppure gli interventi non si sarebbero fatti". C'è tutta la grinta e la filosofia di Eurosets, azienda leader nella produzione di ossigenatori per la circolazione extracorporea, nelle parole del suo amministratore delegato, Stefano Foschieri.

Il terremoto prima, l'alluvione poi. Come si trova il coraggio, ogni volta, di ripartire?
"Non bisogna mai mollare. In entrambi i casi ci siamo rimboccati le maniche e non abbiamo neppure aspettato gli aiuti di Stato. Perché i nostri clienti, gli ospedali pubblici e le cliniche private, attendevano i nostri prodotti. Non stiamo parlando di un computer, di un telefono o di una televisione, che possono aspettare. O consegniamo o quell'intervento chirurgico non si fa. E siccome dietro a un intervento c'è sempre una persona, non ci abbiamo pensato un attimo".

Ricominciare è stato difficile?
"Siamo ripartiti sotto tende di fortuna, all'interno di container sia con la pioggia sia con il sole cocente. Ma non potevamo fare diversamente, nessuno di noi ha lanciato l'ipotesi di fermarci. Ricordo che, subito dopo il terremoto, giravo con l'azienda nel trolley. Avevo uno zainetto e, visto che non c'era linea telefonica perché distrutta dal sisma, mi mettevo sotto il municipio di Medullo e, con il wifi del Comune, comunicavo con tutto il mondo".

Quanto è importante l'estero per la vostra realtà?
"L'estero è stato fondamentale per la crescita di Eurosets. Nel 2003, quando ho iniziato a lavorare qui, il nostro mercato era 30% estero e 70% Italia. Siamo riusciti a invertire la rotta e oggi è esattamente il contrario: il 70% dei nostri prodotti va oltre i confini".

Qual è il vostro segreto?
"La produzione e la realizzazione di device sempre più performanti. L'innovazione tecnologica ci ha aiutato a conquistare i mercati stranieri. Stiamo parlando di clienti molto esigenti, che hanno apprezzato fin da subito i nostri prodotti".

Come si riesce a stare al passo con l'evoluzione tecnologica?
"Dedichiamo il 10-12% del nostro bilancio al reparto Ricerca & Sviluppo. Eurosets non è un gigante ma una media azienda con 23 milioni di euro di fatturato. Ma non per questo rinunciamo a creare innovazione. Il risultato è che offriamo prodotti unici al mondo. Come Remowell, un ossigenatore che elimina i grassi e abbatte i globuli bianchi durante la circolazione extracorporea".

Nonostante la crisi economica mondiale, Eurosets continua a correre...
"Nel 2013 siamo cresciuti del 15%. Nel 2014, nonostante tutto ciò che è accaduto e che ha inevitabilmente allungato i tempi di realizzazione di alcuni progetti, restiamo stabili. Per noi, a dire il vero, è una sconfitta. Ma nel 2015 abbiamo stimato una crescita importante, del 18%, rispetto alla previsione di chiusura del 2014. Siamo quindi pronti a ripartire e a tornare a crescere come e più che in passato".

Insomma, la crisi si può battere.
"Passione, impegno e dedizioni possono portare grandi risultati. Gli sforzi, però, non possono essere solo quelli della singola persona. Anche le Regioni e lo Stato devono fare la loro parte. Così come le banche: alcune sono davvero allineate con le esigenze delle aziende, mentre altre sono troppo distanti. La nostra azienda lavora molto con gli ospedali. I crediti che vantiamo nei confronti della Pubblica amministrazione rappresentano un enorme problema per noi da oltre 30 anni. Questo spesso soffoca realtà come la nostra e costringe a non sviluppare un'idea nuova per mancanza di liquidità. La Stato dovrebbe essere più attento, deve aiutare. C'è chi, oggi, paga a 60 giorni. Ma sono pochissime realtà. Se questa buona abitudine si diffondesse a livello nazionale, credo ci troveremmo di fronte a uno straordinario contributo per sconfiggere la crisi economica.

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