L'INTERVISTA

Fratelli Polli, imprenditori per Dna "Segreti? Qualità, coerenza e coraggio"

Marco Polli, presidente dell'azienda di prodotti alimentari, rappresenta la quinta generazione e racconta il perché di un successo lungo 143 anni

01 Mag 2009 - 00:00
 © ufficio-stampa

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"Arrivare alla sesta generazione per un'azienda è un traguardo unico, difficile da eguagliare. Credo ci sia qualche cosa che si tramanda da padre in figlio, tre concetti che si sono sempre ripetuti: correttezza, coerenza e coraggio". Marco Polli è il presidente dell'azienda di prodotti alimentari che porta il suo cognome. Rappresenta la quinta generazione al timone dell'impresa nata a Milano nel 1872 e capace di fatturare 70 milioni di euro.

Come inizia la vostra lunga storia?
"La nostra azienda nacque nel 1872 a Milano per opera del mio avo Fausto Polli, che fondò un negozio di gastronomia in via Broletto. A cavallo della prima guerra mondiale si trasformò in industria grazie a mio nonno Giuseppe, che acquisì tra l'altro anche lo stabilimento di Monsummano (Pistoia) nel 1919".

Come è cambiata la vostra azienda in questi anni?
"E' cambiata moltissimo. Siamo nati come commercianti di stoccafisso poi, a cavallo delle due guerre mondiali, abbiamo prodotto soprattutto verdure al naturale e conserve di pomodoro. Nel Secondo dopoguerra ci siamo poi concentrati in sottoli e sottaceti. E da una decina di anni abbiamo aggiunti tutti i condimenti per la pasta".

Quanto è importante il mercato estero?
"Oggi conta moltissimo. Nel 2014 abbiamo raggiunto un fatturato export che ha superato quello interno per la prima volta nella storia dell'azienda. Vendiamo i nostri prodotti in 30 Paesi e concentriamo i maggiori volumi nell'Unione europea".

Oltre i confini nazionali vi aiuta essere italiani?
"Essere italiani nel campo dell'alimentazione significa tantissimo. Ormai la fama della nostra cucina e del sistema di alimentazione del nostro Paese ha senz'altro un riconoscimento a livello mondiale".

Nella sua carriera ha fatto una scommessa di cui è particolarmente fiero?
"Essere entrati nel segmento dei condimenti in questi ultimi dieci anni. Dieci anni fa non producevamo neanche un vasetto di pesto. Oggi ne produciamo 25 milioni".

Quali sono i vostri numeri?
"Trasformiamo più di 200mila quintali di ortaggi ogni anno. Il nostro fatturato è di 70 milioni e abbiamo nelle tre unità operative, Eboli, Monsummano Terme e Estorino, in Spagna, circa 250 dipendenti".

Si può battere la crisi?
"Penso proprio di sì. Con impegno e con coraggio sono convinto si possa battere la crisi".

Expo2015, siete protagonisti?
"Ci siamo grazie a un accordo che abbiamo fatto con Intesa Sanpaolo. Ci ospitano nel loro spazio espositivo (l'istituto riserva ampio spazio del proprio padiglione, The Waterstone, a molte realtà d'eccellenza italiane nell'ambito dell'iniziativa Intesa@Expo, nda)".

Si può puntare sulla qualità e, al tempo stesso, sostenere la sfida con la concorrenza?
"La qualità, secondo i nostri principi, è sempre il punto di riferimento. Pur in un contesto competitivo molto agguerrito, riteniamo infatti che alla fine, alla lunga, vincono le aziende che hanno sempre puntato su questo requisito".

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