Sull'economia mondiale aleggia lo spettro della crisi del 2008. I listini europei vedono complessivamente "andare in fumo" 328 miliardi
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Wall Street chiude in profondo rosso, con il Dow Jones e lo S&P che registrano in termini di punti il calo maggiore della storia. Al termine delle contrattazioni sulla Piazza di New York, il Dow Jones segna infatti una perdita del 4,45% a 25.758 punti, mentre il Nasdaq cede il 4,61% a 8.566 punti. Lo S&P lascia sul terreno il 4,39% a 2.978 punti.
Piazza Affari "brucia" 14 miliardi Quello registrato giovedì è un vero e proprio tonfo per le Borse mondiali. Avviandosi verso la settimana peggiore dal 2011, l'Europa chiude in profondo rosso e vede svanire 328 miliardi. Milano perde il 2,66%, scivola ai minimi da dicembre e brucia 14 miliardi. Male Londra e Parigi, che accusano perdite superiori al 3%.
A Wall Street indici in "caduta libera" Da parte sua Wall Street appare impegnata in una corsa senza freni verso i suoi sette giorni peggiori dalla crisi finanziaria. I listini americani chiudono con perdite oltre il 4% in quello che alcuni osservatori definiscono un nuovo "bagno di sangue" con gli indici in "caduta libera".
Il peso del coronavirus Mentre sulle Piazze finanziarie e sull'economia aleggia lo spettro della crisi del 2008, il coronavirus fa paura soprattutto alle compagnie aeree che temono un effetto stile 11 settembre sui viaggi. Le banche centrali seguono gli sviluppi ma al momento, nonostante il pressing per un taglio dei tassi, restano a guardare. Christine Lagarde lo dice chiaramente: "Al momento non siamo in una fase che richiede" una risposta della Bce. Sulla stesa lunghezza d'onda la Fed. La banca centrale americana monitora ma per ora non trapela nessuna indicazione su un possibile intervento: l'idea di fondo, afferma il presidente della Fed di Chicago Charles Evans, è che gli effetti del virus saranno temporanei e, quindi, al momento è prematuro considerare un allentamento monetario.
Eppure economisti e analisti chiedono a gran voce una discesa in campo coordinata delle banche centrali per far fronte all'emergenza del virus e riportare fiducia sui mercati. Le attese per un taglio dei tassi da parte della Fed sono schizzate a oltre il 60% per la riunione di marzo, e molti chiedono almeno tre riduzioni del costo del denaro quest'anno per limitare i danni all'economia.
L'effetto coronavirus sull'economia Usa La ripresa americana per ora procede: nonostante un indebolimento dei consumi, il Pil del quarto trimestre è salito del 2,1%, in linea con le attese. Il 2019 si è chiuso con una crescita del 2,3%, in deciso rallentamento rispetto al +2,9% del 2018 e al +2,4% del 2017. I dati non includono ancora il potenziale effetto del coronavirus, che senza dubbio ci sarà. Lo ha ammesso lo stesso Donald Trump che sulla forza dell'economia e di Wall Street ha impostato la sua campagna elettorale per la rielezione.
Secondo Goldman Sachs il virus potrebbe azzerare la crescita degli utili della aziende americane nel 2020. Convinto che il coronavirus avrà un effetto sulla crescita globale è il Fmi, sicuro che "un'azione coordinata" sarebbe utile ad affrontare l'emergenza. Bank of America ritiene che l'economia mondiale sia avviata alla crescita annuale più lenta dal 2009, con il Pil previsto crescere quest'anno solo del 2,8%, meno del 3,1% inizialmente previsti. "I rischi sono al ribasso. Le nostre stime - avverte la banca - non includono una pandemia globale che praticamente fermerebbe l'attività economica in molte città".