"GUARDIAMO AL MONDO"

Squinzi ai sindacati: "Basta con le liturgie" A Renzi: "Forte mandato, servono i fatti"

Il leader degli industriali chiede riforme al governo per poter restituire al Paese crescita e occupazione e avverte: "Chi corrompe fa male alla comunità e al mercato. Fuori da Confindustria". E il ministro Guidi: "Aiuteremo le imprese"

29 Mag 2014 - 20:03

      
   
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"Al sindacato dico: guardiamo al mondo. Non chiudiamoci conservativamente nel nostro familiare ma ristretto orizzonte domestico". Così Giorgio Squinzi, parlando all'assemblea dell'associazione degli industriali. "Il tempo delle eterne liturgie è trascorso", ha quindi aggiunto il presidente di Confindustria, spiegando come "dal sindacato mi aspetto uno sforzo di innovazione".

Squinzi ai sindacati: "Basta con le liturgie" A Renzi: "Forte mandato, servono i fatti"

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© ansa  | Giorgio Squinzi
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A Renzi: "Mandato forte, ora i fatti" - Parlando all'assemblea di Confindustria, il leader di Viale dell'Astronomia ha poi rivolto il suo appello al premier, dicendo che "il mandato popolare" al Pd e a Renzi "testimonia la voglia di cambiamento che c'è nel Paese. Questa voglia attende fatti che diano sostanza alle riforme e alla crescita". Giorgio Squinzi ha inoltre riconosciuto "incoraggianti segni di cambiamento", una "azione vivace", e dopo il voto ha chiesto che "la stagione delle riforme istituzionali adesso parta davvero".

Al governo: "Fate le riforme" - "E' arrivato il momento di costruire un'Italia nuova", ha aggiunto, chiedendo di "superare le vecchie logiche e di non avere paura del nuovo". Dalla crisi "possiamo uscire solo decidendo ciò che da almeno due decenni non abbiamo avuto il coraggio di fare. Cambiare decidendo".

Il leader degli industriali ha poi dichiarato "disponibilità immutata e completa" al governo, aggiungendo però: "Adesso fate le riforme, ne abbiamo bisogno per ricreare lavoro, reddito, coesione sociale. Non deludeteci. Senza riforme è impossibile agganciare la crescita".

"Fuori da Confindustria chi corrompe" - "Chi corrompe fa male alla comunità e al mercato, procura un grave danno alla concorrenza e ai suoi colleghi", ha detto ancora Squinzi. E, dopo aver fatto cenno all'importanza per il nostro Paese di expo 2015, ha avvertito: "Queste persone non possono stare in Confindustria. La soluzione non sta nel darsi nuove leggi o poteri speciali. Sta nell'applicare quelli esistenti".

"Non c'è ancora l'Italia che vogliamo" - Squinzi ha poi avvertito: "Temo che anche quest'anno la crescita che vorremmo vedere non ci sarà e, assieme alla crescita, non ci sarà' il lavoro. Non è questa l'Italia che vogliamo. Non ci rassegniamo a un Paese stanco, sfiduciato, vittima di mali antichi, astruso e ostile alla cultura d'impresa".

"Dobbiamo favorire la contrattazione aziendale virtuosa, che lega i salari ai risultati aziendali", ha continuato, precisando che "occorre privilegiare la natura dei salari, piuttosto che la loro fonte e consentire di decontribuire e detassare quello di produttività anche se nasce dall'autonoma decisione dell'imprenditore". E ancora, ha soggiunto che l'articolo 41 della Costituzione, quello che stabilisce che l'iniziativa economica privata e libera in Italia, "non è più un diritto garantito". Il riferimento era alle "rigidità sindacali" e alla burocrazia. "Confindustria - ha aggiunto - non lo può accettare. Le imprese sono un bene di cui il Paese dovrebbe essere orgoglioso".

Guidi: "Nuove misure per le imprese" - All'assemblea è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, dicendo che è in arrivo in Consiglio dei ministri, "non più tardi del 20 giugno", "un pacchetto normativo articolato che includerà misure a favore del rafforzamento patrimoniale delle imprese". L'esecutivo, ha ripreso la Guidi, creerà "condizioni favorevoli alla quotazione in Borsa" delle imprese. Tra le altre iniziative per la crescita, Guidi ha citato provvedimenti mirati allo stimolo della domanda di investimenti e il taglio delle bollette per le piccole e medie imprese.

"Stop alla criminalizzazione del profitto" - La Guidi ha poi detto "basta alla dilagante cultura anti-imprenditoriale. Basta alla criminalizzazione del profitto" e sottolineando "una semplice verità: solo un imprenditore che fa profitti può investire, crescere e dare occupazione". E ancora: "La forza del nostro Paese non sta solo nei ristoranti e negli alberghi pieni. Sta soprattutto nelle fabbriche che esportano, che investono, che innovano, che assumono".

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