Il leader di Confindustria scrive al "Corriere della Sera" e dice che la vera emergenza è ridare competitività al Paese. A cominciare dalla riduzione del costo del lavoro per rilanciare l'occupazione
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Per il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, l'intervento più urgente per la ripresa è un taglio del cuneo fiscale. "E' il fattore che più ci penalizza - dice il presidente di Confindustria in una lettera aperta al "Corriere della Sera" - rispetto alle economie avanzate". Sui soldi derivanti dal taglio delle tasse promesso dal premier, Squinzi è scettico: "Meglio avere un lavoro che qualche decina di euro in più in tasca".
Renzi ha annunciato un taglio da 10 miliardi, che dovrebbe essere messo a punto nel Consiglio dei ministri previsto mercoledì e che dovrebbe sgravare dai prelievi le buste-paga fino ai 1.500 euro. Ma la riduzione del cuneo fiscale avrebbe, secondo il leader di Viale dell'Astronomia, effetti molto più significativi: aiuterebbe l'occupazione e rilancerebbe la competitività delle imprese.
Nella lettera al "Corriere", Squinzi rammenta che se anche "i numeri sembrano migliori di qualche trimestre fa, di crescita vera e propria non possiamo ancora parlare. La ripresa, se viaggerà a questi ritmi, sarà purtroppo lentissima. Per crescere sul serio e stabilmente nel tempo dobbiamo fare poche cose ed efficaci".
Insomma, secondo Squinzi quella intrapresa dal governo Renzi non è la strada giusta. Per crescere davvero bisogna abbattere i costi delle imprese, dice il presidente degli industriali, rendendoli paragonabili a quelli dei concorrenti. E quindi, abbattere il cuneo fiscale, "il fattore che più ci penalizza rispetto alle economie avanzate. Più di 35 punti di svantaggio competitivo rispetto alla Germania sono un abisso che non possiamo pensare di colmare facendo leva sulla nostra creatività e fantasia".
E non è questione di fare un favore alla nostra categoria, continua Squinzi, perché tagliare il costo del lavoro aiuterebbe gli occupati e anche i disoccupati. Poi, lancia una provocazione: "Sarebbe interessante chiedere agli italiani se vogliono un lavoro o qualche decina di euro in più in tasca".
Squinzi chiede poi "poche regole, rigorose e comprensibili per fare impresa". Servono forme contrattuali chiare, semplici, flessibili, in entrata e in uscita. Non ne servono di nuove. Serve invece, avverte, togliere "i pesi e le complicazioni inutili della riforma Fornero".
Non basta la spending review, serve anche una "regulation review che rimuova le troppe norme che generano costi, tempi, ruoli, poteri inutili. Che alimentano caste e corruzione. L'imprenditore non può passare il suo tempo sul codice civile o con gli avvocati". Serve insomma una cosa sola: ridare competitività al Paese. E, dopo aver perso un quarto della produzione industriale, bisogna fare scelte che vadano "dritte all'obiettivo". Meno costo del lavoro, regole più semplici, pagare ciò che si compra. Solo così, dice Squinzi, si ridarà fiducia al Paese che produce per andare avanti.