Smentiti i numeri sulla buonuscita di Tavares. Il ministro dei Trasporti critica duramente il presidente del gruppo automobilistico: "Ricordi quanti miliardi di soldi pubblici ha incassato". Urso dopo il colloquio con Elkann: "Fiduciosi su un piano Italia"
Matteo Salvini è nuovamente intervenuto sulla crisi del gruppo automobilistico Stellantis, rivolgendo dure critiche a John Elkann. "Avrebbe già dovuto venire in Parlamento e con un assegno, non a parole - ha detto -. Con un assegno che ricordi quanti miliardi di euro negli anni questa azienda di denaro pubblico ha incassato, ci sono ancora prestiti garantiti dallo Stato per miliardi di euro, a fronte di quali risultati economici, di quali chiusure, di quali licenziamenti e cassa integrazione". Il leader della Lega ha poi sottolineato che "questa azienda che quando c'è qualcosa da guadagnare incassa e scappa e quando c'è qualcosa da chiedere lo chiede ai suoi operai".
In merito alle "cifre riportate dai media sui termini finanziari delle dimissioni di Carlos Tavares", intervengono i vertici di Stellantis per dire che quei numeri "sono molto imprecisi e lontanissimi dalla realtà". L'azienda afferma poi che "non divulga i dettagli delle dimissioni dei propri dipendenti, dirigenti compresi, se non nei cari previsti dalla legge nel rispetto della loro privacy, mentre è tenuta a rendere nota la retribuzione dei propri amministratori delegati nella relazione annuale sulle retribuzioni della società".
Sul caso Stellantis il vicepremier Antonio Tajani dice invece: "Io credo che noi non dobbiamo intervenire sulle questioni interne di un'azienda, noi dobbiamo intervenire come governo per garantire il lavoro, per dare al Paese una politica industriale, per favorire un rilancio del settore dell'auto: dobbiamo assolutamente fare in modo che Stellantis continui a investire in Italia. Faremo tutto ciò che è possibile per sostenere gli italiani che stanno lavorando in questa azienda e naturalmente l'azienda dovrà investire di più visto che ci sono tanti mezzi anche per pagare una buonuscita di Tavares". E ancora: "Credo che dopo tutto il sostegno che ha avuto questa azienda dallo Stato, abbia il dovere morale di continuare a operare nel nostro Paese tenendo conto anche dei cambiamenti che ci sono, anche se l'Europa dovrà fare la sua parte".
Secondo Tajani "bisogna cambiare alcune regole", ad esempio sul "blocco della produzione di auto non elettrica, a partire dal 2035. Quindi c'è un percorso da fare, serve una politica industriale a livello europeo, serve una politica industriale italiana". Quanto al rilancio di Stellantis, chiarisce, "dipende molto dall'azienda: noi possiamo fare buone regole e dobbiamo cercare di evitare che ci sia una perdita di posti di lavoro all'interno della società, anche se poi in Italia l'occupazione sta crescendo".
Sulla bufera Stellantis, Salvini poi dà ragione al leader della Cgil Maurizio Landini, che ha chiesto "un tavolo con i sindacati" e spiega: "Sì, in questo caso sì. Ma il problema più che Tavares e le sue esorbitanti richieste è la proprietà dell'azienda, che ormai di italiano ha ben poco".
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso parla dopo aver incontrato il patron di Stellantis e spiega: "Nel colloquio con John Elkann sono emerse le condizioni per essere fiduciosi di poter condividere un piano Italia che vede il nostro Paese al centro dello sviluppo dell'auto europea. Adesso che Stellantis condivide la necessità di rivedere il percorso di decarbonizzazione".
E intanto resta alta la tensione a Pomigliano, dove il blocco degli ingressi allo stabilimento da parte dei lavoratori della Transnova mette l'azienda nell'impossibilità di lavorare. Transnova fa parte dell'indotto e i suoi addetti presidiano i cancelli perché non è stata loro rinnovata la commessa da parte di Stellantis. E così rischiano il licenziamento. Fuori dall'impianto i lavoratori hanno sistemato un albero di Natale con i nomi dei dipendenti licenziati sugli alberi. E sono al secondo giorno di blocco dei cancelli.