Il "monopolio" di Philip Morris

Tabacco riscaldato, è scontro sulla tassa in Italia

La proposta di alcune ong sanitarie andrebbe a colpire la Philip Morris, che con la sua IQOS ha quasi il monopolio sul mercato italiano

21 Lug 2020 - 09:59
 Sigaretta Elettronica,  IQOS 3 DUO, Philip Morris International © Ufficio stampa

 Sigaretta Elettronica,  IQOS 3 DUO, Philip Morris International © Ufficio stampa

Si discute in Italia sulla proposta di tassare il tabacco riscaldato, ovvero quei dispositivi come le sigarette IQOS (di proprietà della Philip Morris) che funzionano con il riscaldamento e non la combustione del tabacco. Tale tassazione (sostenuta da alcune ong sanitarie) permetterebbe il recupero tra i 300 e i 500 milioni di euro in due anni da riutilizzare come fondo per la sanità, ma il governo ha chiesto una revisione dell'emendamento. 

Nel caso in cui venisse bocciata, a giovarne sarebbe in primo luogo la Philip Morris International, la cui quota di mercato corrisponde a circa il 98%. Un dato che ne sottolinea il monopolio in questo ambito in un Paese come il nostro che è il più grande produttore di tabacco dell’Unione Europea. La stessa Philip Morris garantisce già agli italiani 50mila posti di lavoro promettendo altri investimenti da circa 500 milioni di euro in cinque anni, come riportato dal sito americano Politico. L'azienda ha scelto l'Emilia Romagna come sede per la più grande fabbrica di tabacco riscaldato del mondo. 

Secondo Politico la Philip Morris avrebbe dichiarato addirittura che un emendamento di questo tipo potrebbe essere considerato discriminatorio, in quanto colpirebbe solo il mercato del tabacco riscaldato e non quello delle sigarette normali.

Tabacco riscaldato a basso rischio - Alcune ricerche, avanzate dalle stesse aziende di tabacco riscaldato, sostengono che questo prodotto riduca le quantità di sostanze chimiche nocive rilasciate, evitando di riscaldare il tabacco.  Mitch Zeller, direttore del Centro per i prodotti del tabacco della Food and Drug Administration , avrebbe inoltre sottolineato l’importanza di questa tipologia di sigarette per aiutare i fumatori a cambiare le loro abitudini.” Tale affermazione non è stata però ancora condivisa dal Centro nazionale per le dipendenze dell’Istituto Superiore di Sanità italiano. Secondo la direttrice Roberta Pacifici non ci sarebbero abbastanza dati per arrivare a definire questo prodotto a rischio ridotto.

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