A giugno, secondo lo studio della Cgia, all’erario e agli enti locali andranno 51,6 miliardi di euro di imposte
Se giugno è il mese che, simbolicamente, annovera tra le sue giornate il Tax freedom day (ovvero il giorno in cui si smette di lavorare per il fisco), bisogna anche tenere conto però che è anche il mese nero delle tasse. Entro il 16 giugno, infatti, famiglie e imprese sono chiamate a versare a erario ed enti locali qualcosa come 51,6 miliardi di tributi.
A pesare maggiormente sulle tasche degli italiani, secondo l’analisi della Cgia di Mestre, sarà il versamento delle ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori, in termini assoluti si parla infatti di undici miliardi di euro. Altro impegno oneroso è quello rappresentato dalla rata per il pagamento di Tasi e Imu per gli immobili presenti sul territorio nazionale, escluse le prime case (a meno che non si parli di immobili di lusso): il gettito complessivo è di 10,2 miliardi di euro, dei quali cinque miliardi a carico delle famiglie.
Notevole anche il gettito derivante dall’Imposta sui redditi delle società capitali, l’Ires, pari a 8,5 miliardi di euro, e quello derivante dall’Iva, pari a 8,1 miliardi. Le tabelle della Cgia di Mestre mostrano poi un gettito di quattro miliardi derivante dall’Irpef a carico di lavoratori dipendenti, pensionati e lavoratori autonomi.
A tutto ciò si aggiungono poi le scadenze del 18 luglio. Entro tale data, infatti, tra le imposte da pagare compaiono nuovamente le ritenute Irpef dei dipendenti e dei collaboratori, per un gettito totale di 12,1 miliardi di euro, mentre l’Iva frutterà alle casse dello Stato quasi nove miliardi di euro. Si prevede, inoltre, un gettito di 5,7 miliardi derivante dall’Ires, di altri 4,1 miliardi dall’Irpef a carico di lavoratori dipendenti, pensionati e lavoratori autonomi e di ulteriori 3,9 miliardi dall’Irap. In totale la scadenza di luglio prevede un gettito di 38 miliardi di euro.
Nell’analisi la Cgia di Mestre ricorda che l’Italia ha un carico tributario e contributivo tra i più elevati in Europa. Le stime dell’Eurostat (relative al 2014) indicano infatti per il nostro Paese una pressione fiscale del 43,7%, ben oltre la media dell’Ue, pari al 40%, e dell’Eurozona, 41,5%. Nonostante nel 2015 il dato abbia registrato un lieve diminuzione, attestandosi al 43,5%, secondo il Def nel corso del biennio 2016 e 2017 dovrebbe tornare a crescere portandosi al 44,1%, per poi riscendere entro il 2019 al 43,7%.