Imu e Tasi

Tasse sulla proprietà immobiliare in crescita

Secondo ad una stima del Codacons, tra il 2011 e il 2014 l'Imu e la Tasi sono aumentate vertiginosamente

29 Set 2015 - 05:00
 © ansa

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La Commissione europea suggerisce all'Italia di spostare il carico fiscale dal lavoro ad altre tipologie di tassazione considerate meno "dannose" per la crescita economica. Come le imposte sui consumi e sulle proprietà immobiliari.

Bruxelles si dice convinta che "il basso livello della tassazione sulla proprietà rende l'occupazione” dell'abitazione da parte del proprietario "sotto tassata rispetto ad altri tipi di investimenti privati". Di qui, dunque, l'esigenza di aumentarla.

Tuttavia le indicazioni della Commissione europea vanno controcorrente rispetto agli intenzioni del governo italiano: in più occasioni, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha promesso l'eliminazione dell'Imu e la Tasi – ovvero le tasse sulla casa a carico dei proprietari italiani – a partire dal 2016. Un impegno che secondo alcuni sarebbe opportuno non rispettare.

Soltanto qualche giorno fa, infatti, l'agenzia Moody's ha sottolineato che un'eventuale taglio dell'Imu e della Tasi avrebbe effetti negativi sul rating – ovvero il grado di affidabilità di uno Stato, società o governo locale di pagare o meno i propri debiti – dell'Italia. Il motivo? Per Moody's, le tasse sulla proprietà sono una fonte stabile di entrate e creano meno distorsioni rispetto ad altre imposte. Stando ad una stima del Codacons, nel periodo compreso tra il 2011 e il 2014, l'Imu e la Tasi sono cresciute vertiginosamente. Vediamo di quanto.

Nel 2014, per il pagamento delle tasse sulla casa, gli italiani hanno sborsato 16 miliardi di euro in più rispetto a tre anni prima (25 miliardi di euro contro i 9 del 2011: +177%, in pratica). Pur garantendo allo Stato maggiori entrate, secondo il Codacons, l'incremento della tassazione immobiliare ha avuto diverse conseguenze: la diminuzione del valore degli immobili e la caduta delle compravendite sul territorio nazionale, scese del 27% tra il 2010 e il 2014. Con effetti collaterali sul comparto edilizio, naturalmente.

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