Secondo la Cgia di Mestre, il "giorno di liberazione fiscale" arriva 72 ore prima rispetto al 2015. "Sui contribuenti onesti grava una pressione fiscale reale che tocca il 48,4%"
Da venerdì non lavoreremo più per il Fisco. Scatta infatti il 3 giugno, tre giorni prima rispetto al 2015, il "tax freedom day", ossia il giorno di liberazione fiscale. Lo rende noto la Cgia di Mestre, secondo cui si lavora per lo Stato 154 giorni: "Sui contribuenti onesti grava una pressione fiscale reale che quest'anno tocca il 48,4% - spiega l’Ufficio studi della Cgia -. 6,2 punti in più rispetto a quella ufficiale".
"Rispetto al 2015 il gettito complessivo del Fisco è destinato a scendere di oltre 5 miliardi di euro - segnala il coordinatore dell'Ufficio studi, Paolo Zabeo –. Quest’anno, infatti, le famiglie, a eccezione di quelle proprietarie di ville, castelli e palazzi di pregio storico, non pagano la Tasi sulla prima casa, risparmiando circa 3,5 miliardi di euro. Le imprese, invece, non sono tenute al versamento dell'Imu sugli impianti imbullonati, da cui deriva una riduzione di gettito di 530 milioni di euro, mentre l'esenzione dell'Imu per i terreni agricoli vale 405 milioni".
E ancora: "Le novità in materia di Irap, invece, prevedono l'abolizione dell'imposta per le imprese agricole e le cooperative di piccola pesca, con un risparmio di 167 milioni di euro. Il super ammortamento delle spese per investimenti al 140% e i nuovi crediti di imposta per le attività ubicate nelle aree svantaggiate del Paese garantiscono un minor gettito pari a 787 milioni di euro".
Se rispetto al 2015 la situazione di quest’anno presenta quindi un miglioramento, lo stesso non si può dire se la comparazione viene eseguita con il 1996 o il 2006. Rispetto a 20 anni fa, la situazione è peggiorata di 5 giorni, visto che allora ci si era liberati dal pagamento delle tasse il 29 maggio, 2 giorni dopo rispetto al risultato ottenuto nel 1996, anno bisestile.
Il segretario della Cgia Renato Mason, lancia un appello al governo: "In questi ultimi anni le politiche di rigore e di austerità hanno incrementato la pressione fiscale nel nostro Paese, penalizzando soprattutto le famiglie monoreddito e i lavoratori autonomi. Speriamo che dopo l'introduzione degli 80 euro a beneficio delle retribuzioni medio-basse, il governo adotti anche delle misure a vantaggio delle partite Iva, abolendo l’Irap e riducendo le aliquote Irpef".