L'analisi di Michela Morizzo, ospite di Paolo Liguori a Fatti e Misfatti. "L'economia del Paese pagherà un prezzo altissimo per uscire da questa emergenza" - spiega la responsabile dell'Istituto di ricerca
Ci sono molte ipotesi formulate dagli analisti sulla situazione economica dell'Italia per i prossimi 12 mesi e al momento nessuno può dire con certezza quanto ci costerà, in termini economici, l'emergenza coronavirus e quali saranno i tempi di ripresa per le aziende quando finalmente le filiere torneranno a girare. Per capirne di più ci siamo fatti aiutare da un'esperta, Michela Morizzo di Tecné, che ha risposto alle domande del Direttore di Tgcom24 Paolo Liguori, nell'appuntamento quotidiano di Fatti e Misfatti.
Il panel della ricerca - L'indagine dell'Istituto di ricerca si basa su cicli di rilevazione effettuati nelle ultime settimane, a cadenza mensile. Il panel di riferimento riguarda duemila imprese, per settore di attività e area geografica e duemila individui e le loro famiglie, divisi per sesso, regioni e ampiezza dei comuni di residenza. L'ultimo periodo di rilevazione si riferisce a Marzo 2020.
I dati e le date - Il primo dato che salta agli occhi è quello relativo alla variazione sul Pil e alla variazione dei volumi di produzione, tenendo in considerazioni tre ipotesi sulla possibile fine dell'emergenza coronavirus dal punto di vista economico e confrontando tale dato con quello analogo registrato prima dell'emergenza. I tre termini ipotizzati sono il 15 maggio, il 15 giugno e il 15 luglio 2020. Ebbene, come ha spiegato Michela Morizzo, pur considerando - anzi augurandosi - il 15 giugno, come riferimendo intermedio, ci troveremmo di fronte a un crollo della vatriazione sul Pil di oltre il 10% e - come illustrano le tabelle Tecné - di una variazione negativa dei valori produttivi di ben 186 miliatrdi di euro.
Le tre iipotesi - Nella migliore delle ipotesi, cioè considerando un'uscita dal lockdown già a far data dal 15 maggio, ce la caveremm0 (si fa per dire) con un meno 5,5% sul Pil e un ammanco di circa 7 miliardi. Nella peggiore delle ipotesi formulate, ma non per questo meno concreta, cioè con una ripartenza dal 15 luglio, il passivo segnerebbe -14,5% sul Pil e uno sbilancio produttivo di 260 miliardi di euro. Insomma, uno tsunami per la nostra economia che getterebbe il Paese in profondo rosso.
In Italia e nel mondo - Ma sempre stando allo studio Tecné, se l'Italia piange gli altri non ridono. Le stime sul Pil dei principali Paesi nel mondo parlano di un -9,5% sul 2019 per gli Stati Uniti, -10,8% per la Gran Bretagna, -13& per la Spagna, -12,6% per la Francia e -11,8% per la Germania. In Italia, sempre considerando i tre scenari di una ripresa nella prossima estate, al 15 maggio, 15 giugno e 15 luglio, sarebbero - rispettivamente - sono 218mila, un milione e un milione e 710mila le piccole e medie imprese a rischio default finanziario, con un calo della produttivita - rispettivamente . dell'11%, del 16% o, al 15 luglio, addirittura del 27%.
Allarme occupazione - L'indagine Tecnè si allraga anche agli scenari politici per i prossimi 8 mesi e al consenso che i sondaggi assegnano ai principali partiti in un'Italia divisa per macro-aree geografiche ma non manca di soffermarsi su un ultimo dato economico molto importante, relativo alle stime sugli occupati. Il raffronto tra il periodo precedente all'emrgenza e i tre scenari di una possibile ripresa dal 15 maggio, 15 giugno e 15 luglio, non lascia spazio a false illusioni: le tabelle mostrano una calo - ripsettivamente - di un milione e 400mila lavoratori a metà maggio, 3,1 mln al 15 giugno e 6,4 milioni al 15 luglio.