La spiegazione in un comunicato: "Amo Uber più di qualunque altra cosa al mondo e ho accettato di farmi da parte per permettere all'azienda di tornare a costruire"
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L'amministratore delegato e cofondatore di Uber, Travis Kalanick, si è dimesso: a riportare la notizia è il New York Times. "Amo Uber più di qualunque altra cosa al mondo e in questo difficile momento della mia vita personale ho accettato la richiesta degli azionisti di farmi da parte per permettere all'azienda di tornare a costruire anziché essere distratta da un'altra disputa", ha affermato Kalanick in un comunicato.
La decisione dell'ormai ex a.d. arriva nel mezzo di una serie di scandali che ha coinvolto la startup di servizi di trasporto privato. I guai per Kalanick erano iniziati all'inizio di quest'anno, dopo che una ex ingegnere di Uber ha denunciato di aver subito molestie sessuali in azienda, aprendo così le porte a ulteriori reclami e incoraggiando indagini interne.
Una settimana fa Kalanick aveva annunciato un passo indietro, prendendosi un'aspettativa temporanea. Il manager statunitense è solo l'ultimo di una serie di manager che hanno lasciato Uber, volontariamente e non: prima di lui è toccato a Emil Michael, uno dei suoi più stretti collaboratori, e al presidente Jeff Jones. Negli ultimi mesi, l'azienda ha licenziato in tutto più di 20 dipendenti e ora sta cercando nuovi dirigenti, tra cui un nuovo responsabile operativo.
Uber ha poi dovuto affrontare un'azione legale su diritti di proprietà intellettuale da parte di Waymo, l'azienda di proprietà di Google che si occupa di veicoli a guida autonoma, oltre che di un'inchiesta federale americana per un programma informatico che Uber ha usato per schivare i controlli delle forze dell'ordine.