Secondo la Commissione europea, il colosso di Mountain View avrebbe abusato della posizione dominante del suo sistema operativo. "Potremmo far pagare per Android", ha detto il ceo Pichai
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Nuova multa record per Google dalla Commissione Ue. Si tratta della più alta mai comminata: il colosso di Mountain View dovrà pagare 4,3 miliardi di euro per aver abusato della posizione dominante del suo sistema operativo Android. Non si è fatta attendere la replica della società: "Android ha creato più scelta per tutti, non meno. Faremo appello contro la decisione della Commissione". Il ceo poi ha fatto trapelare la possibilità di far pagare il sistema operativo ai produttori di smartphone.
Secondo un portavoce di Google "Android ha creato un ecosistema fiorente, innovazione rapida e prezzi più bassi sono le caratteristiche classiche di una forte concorrenza". Nel 2017 l'Ue inflisse all'azienda californiana una multa, già record, di 2,4 miliardi di euro per aver favorito il suo servizio di comparazione di prezzi Google Shopping a scapito degli altri competitor.
"Potremmo far pagare per Android" - Il ceo del colosso, Sundar Pichai, ha lasciato però intendere che Google in futuro potrebbe far pagare i costruttori di smartphone per avere Android. "Finora il business model di Android ha fatto sì che non abbiamo dovuto far pagare ai produttori di telefoni la nostra tecnologia. Ma siamo preoccupati che la decisione di oggi possa turbare l'equilibrio raggiunto con Android e che invii un segnale preoccupante a favore dei sistemi proprietari rispetto alle piattaforme aperte".
Il caso Android è nel mirino di Bruxelles dal 2015. Dopo un anno di indagini, nel 2016 Google fu accusata formalmente di aver obbligato i produttori di smartphone, come Samsung o Huawei, a pre-installare Google Search e a settarlo come app di ricerca predefinita o esclusiva.
Per Bruxelles, Google ha anche offerto incentivi finanziari ai produttori e agli operatori di reti mobili a condizione che installassero esclusivamente Google Search sui loro apparecchi. Il tutto allo scopo di "consolidare e mantenere la sua posizione dominante". Per quanto riguarda la multa inflitta lo scorso anno per Google Shopping, l'azienda ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia dell'Unione europea.