Travolta da un passivo di oltre 7 milioni di euro, di cui 5 verso lo Stato, per mesi l'impresa di marketing non ha pagato gli stipendi ai dipendenti
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Media Production (già Velvet Media Italia) è un'azienda di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso. Si è fatta conoscere per le politiche aziendali innovative e flessibili, con tanto di abolizione dell'orario di lavoro, disponibilità di videogiochi per i momenti di pausa e possibilità di portare in ufficio il proprio animale domestico. Un'organizzazione del lavoro da sogno, troppo bella per essere vera. E infatti la Velvet Media ha dichiarato il fallimento per bancarotta, sepolta da un debito di oltre 7 milioni di euro. L'azienda non ha pagato gli stipendi dei dipendenti, le tredicesime e le liquidazioni di fine lavoro.
L'azienda aveva accumulato un grosso debito nei confronti di fornitori e dipendenti: 7 milioni e 354 mila euro in totale, di cui oltre 5 milioni verso l'Agenzia delle Entrate e 320 mila verso l'Inps. La Velvet Media, inoltre, non aveva pagato stipendi, tredicesime e liquidazioni di fine lavoro: il debito nei confronti dei lavoratori pesava tra i 4 e i 40mila euro verso ciascun dipendente coinvolto. La situazione era emersa già in primavera, quando alcuni impiegati avevano rivelato di non aver ricevuto due o tre mensilità. L'azienda aveva rassicurato sulla solidità del gruppo, ma il 17 aprile era stata dichiarata la liquidazione giudiziale, con una sentenza finalizzata a ripartire a favore dei creditori il denaro rimasto in cassa. Con l'udienza dell'11 luglio il giudice Lucio Munaro ha poi messo nero su bianco i numeri del fallimento. Una fine drammatica, quella della Velvet Media, ancor più se si considera che l'azienda era divenuta celebre per le politiche innovative e l'organizzazione del lavoro "da sogno".
Niente più orario di lavoro e cartellini da timbrare, ferie e permessi secondo la volontà dei lavoratori, una "manager della felicità" che affiancava il team dirigenziale per migliorare il benessere dei dipendenti. E ancora, possibilità di giocare ai videogiochi durante le pause, personaggi dei fumetti raffigurati sulle pareti degli uffici, possibilità di recarsi in azienda di notte e persino con il proprio animale domestico. E poi il capo che si muoveva da un ufficio all'altro sullo skateboard e l'abolizione del curriculum vitae, con l'invito ai candidati a non fornire foto e a non riferire dati sensibili come sesso, età, provenienza. Tutto nella Velvet Media contribuiva a creare un clima più sereno sul luogo di lavoro. "Non mi piace l'idea di comprare il tempo di una persona", ripeteva Bakdounes. "Semmai pago per la sua creatività". Un sistema che aveva fatto sognare molti lavoratori, ma che aveva sollevato le perplessità dei sindacati, perché l'orario di lavoro rientra nel nucleo fondante dei diritti dei lavoratori. Critiche confermate nel momento in cui è emerso il quadro debitorio. Adesso si attende il 14 novembre, giorno in cui è stata fissata l'udienza di verifica dei crediti vantati dalla società.