chiude la fabbrica svedese

Whirlpool chiude la fabbrica in Svezia e concentra i forni a Varese

I microonde saranno prodotti a Cassinetta di BiandronnoMa nello stabilimento trentino 480 lavoratori in cassa integrazione

22 Gen 2014 - 18:35
 © ufficio-stampa

© ufficio-stampa

Per una volta, la globalizzazione non penalizza l'Italia. La multinazionale degli elettrodomestici Whirlpool ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Norrkoeping, in Svezia, per trasferire la produzione di forni a microonde a incasso destinati al mercato europeo a Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese. Il piano potrebbe portare a nuove assunzioni nel Varesotto, dove si trova il principale centro produttivo in Italia, creando ''un unico hub europeo degli elettrodomestici a incasso''.

Nello stabilimento svedese lavorano attualmente 334 dipendenti, impegnati anche nelle attività di progettazione e di logistica. "L'assetto produttivo attuale dell'incasso non è più competitivo - ha spiegato Davide Castiglioni, vice presidente Industrial operations di Whirlpool Emea -, questo piano ci aiuterà a migliorare la nostra posizione sui costi e creerà consistenti economie di scala".

Per uno stabilimento che festeggia, in un altro centro produttivo italiano c'è preoccupazione: si aprono le porte della cassa integrazione per i 480 lavoratori di Spini di Trento.

"Le lavoratrici e i lavoratori Whirlpool sono i primi a reclamare l'attuazione di politiche attive e di interventi di formazione per garantirsi migliori occasioni di ricollocamento sul mercato del lavoro. I due anni di cassa integrazione debbono servire in primo luogo a questo, in una logica di gestione moderna ed efficace degli ammortizzatori sociali". Ad affermarlo sono Manuela Terragnolo (Fiom Cgil), Luciano Remorini (Fim Cisl) e Luciano Atanasio (Uilm Uil) a proposito dei 480 lavoratori della Whirlpool di Spini di Gardolo di Trento, per cui i sindacati hanno ottenuto due anni di cassa integrazione straordinaria, in vista della chiusura dello stabilimento.

La puntualizzazione viene dopo che si sarebbe ventilato il rischio di un uso distorto della cassa integrazione. "I due anni di cassa integrazione straordinaria strappati dai nostri sindacati alla multinazionale americana - scrivono i sindacati in una nota - non sono una gentile concessione all'ozio retribuito, bensì un tempo minimo per raggiungere obiettivi precisi e per noi imprescindibili messi nero su bianco".

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri