Francia, cortei e proteste contro l'estrema destra
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Circa 200 cortei colorati di rosso e 640mila persone secondo il sindacato (250mila secondo la polizia) in varie città del Paese, senza registrare incidenti o grossi disordini
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Migliaia di persone in Francia sono scese sabato in piazza per protestare contro l'estrema destra. Circa 200 cortei colorati di rosso e 640mila persone secondo il sindacato (250mila secondo la polizia) in varie città del Paese, senza registrare incidenti o grossi disordini. Il "no" collettivo è all'avanzata dell'estrema destra nazionalista del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella dopo le elezioni europee, mentre è in corso una frenetica campagna elettorale in vista delle elezioni parlamentari anticipate.
Le proteste hanno tuttavia evidenziato come il Nuovo Fronte Popolare, appena 24 ore dopo la sua creazione, tremi già dalle fondamenta. Gli alleati, ma anche gran parte degli aderenti de La France Insoumise, il partito che a sinistra ha più deputati di tutti e le posizioni più estremiste, contestano le decisioni di Jean-Luc Mélenchon. Vere e proprie "purghe", è l'accusa, oppositori alla linea del leader che sono stati fatti fuori, "impresentabili" che figurano negli elenchi: da chi è stato ripescato nonostante una condanna per violenze domestiche, come Adrien Quatennens, a chi ha definito Raphael Glucksmann, alleato nel Fronte, "il candidato sionista". Dopo qualche ora di calma relativa, l'alleanza della gauche (sinistra francese, ndr) riprende a traballare.
I cortei a Parigi, partiti da République e arrivato a Place de la Nation passando dalla Bastiglia, sono stati molto colorati soprattutto di rosso, con numerose bandiere palestinesi e rappresentanti di partiti, sindacati, associazioni, a due settimane dal voto per il primo turno delle legislative anticipate. Per tutti, la certezza che la Francia "è in un momento cruciale per la democrazia", come ha detto la sindacalista Marylise Léon, segretaria della Cfdt. Al corteo parigino tanti i responsabili della sinistra in prima fila, dall'ecologista Yannick Jadot al socialista Olivier Faure. Ancora di più i manifestanti che li hanno riconosciuti e hanno tentato di avvicinarli al grido: "Non ci tradite". Gli echi delle nuove crepe nel Fronte Popolare erano arrivati a tutti i manifestanti, le accuse a Mélenchon di "regolamento di conti" o di "purga" contro chi ha manifestato il dissenso per la linea scelta dai vertici del partito erano il tema di maggior discussione. Il leader, contestato, ha risposto poi alle accuse affermando lapidariamente che "non esistono candidature a vita", ma che "la coerenza politica e la lealtà nel primo gruppo parlamentare della gauche sono anch'esse un'esigenza per governare". Quanto all'evenienza - da molti alleati paventata - che il candidato al posto di premier sia lui nel caso di vittoria del Fronte, il controverso tribuno della sinistra ha lasciato intendere di non considerarla una sua ambizione: "Per me non e' un tema esistenziale, non sto qui per costruirmi una carriera".
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Altro tema che serpeggiava nei cortei, la candidatura a sorpresa dell'ex presidente della Repubblica François Hollande per i socialisti, quindi per il Fronte Popolare: "Ho preso questa decisione perché ho ritenuto grave questa situazione, più grave di quanto non sia mai stata".
Un sondaggio Opininoway vede il Rassemblement National in testa con il 33% delle intenzioni di voto, davanti al Nuovo Fronte popolare (25%) e ai macroniani di Renaissance (20%). Segue la destra dei Républicains, difficile da valutare vista la spaccatura dopo l'accordo del presidente Eric Ciotti con Marine Le Pen e Jordan Bardella. Sono 70 le circoscrizioni in cui destra ed estrema destra presenteranno candidati comuni, ma è difficile fare proiezioni su cosa accadrà al resto dei candidati Repubblicani e, soprattutto, al loro elettorato.