La vita e la carriera politica di uno dei volti simbolo del Fronte Popolare, la coalizione della sinistra francese
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Settantadue anni, temperamento collerico, la formazione nella sinistra rivoluzionaria e i grandi consensi riscossi alle scorse elezioni. Jean-Luc Mélenchon è uno dei volti simbolo del Fronte Popolare, la coalizione che sfida macroniani e lepeniani alle elezioni.
Jean-Luc Mélenchon nasce a Tangeri, in Marocco, nel 1951, da una famiglia di pieds noir, i francesi algerini. Il padre era un impiegato delle poste, mentre la madre un’insegnante.
All’età di 11 anni, dopo il divorzio dei genitori, Mélenchon torna in Francia. La scintilla per la politica scocca già durante gli anni del liceo e prosegue in crescendo per tutta la vita. Nel 1969 si trasferisce a Besançon per studiare Filosofia. Sono gli anni delle agitazioni studentesche e Mélenchon è un militante della sinistra rivoluzionaria universitaria. Entra nell’Unef, il sindacato studentesco protagonista del maggio del 1968, e poi nell’OCI, l’Organisation communiste Internationaliste, il gruppo trotzkista guidato da Pierre Lambert.
Prima di ottenere il primo incarico da uomo politico, Mélenchon ha lavorato come correttore di bozze, benzinaio, insegnante di francese e giornalista.
Nel 1976, Jean-Luc Mélenchon entra nel Partito Socialista, di cui sarà esponente fino al 2008 nell’ala sinistra e diventa allievo del due volte presidente della Repubblica Francoise Mitterand, a cui sarà legatissimo fino alla sua morte. Gli anni nel partito sono costellati di scontri interni molto duri. Mélenchon non abbandona le sue posizioni radicali e questo lo porta alla rivalità con i più moderati Francois Hollande e Ségolène Royal.
Nel 1986, all’età di 37 anni, diventa per la prima volta senatore, per poi continuare a ricoprire ruoli di primo piano come la carica di ministro delegato all’Insegnamento professionale dal 2000 al 2002.
La rottura con i socialisti arriva nel 2009, quando Mélenchon fonda il Parti de Gauche. Nel 2012 si candida alle elezioni presidenziali, ottenendo l’11% dei voti e il quarto posto nella corsa all’Eliseo. Cinque anni più tardi, nel 2017, ci riprova. Questa volta con il movimento La France Insoumise (La Francia Indomita) fondato proprio con l’obiettivo di sostenere la sua candidatura. Raggiunge un’altra volta il quarto posto, ma ottiene il 19,5%.
Il miglior risultato alle presidenziali arriva nel 2022. Grazie al grande successo riscosso tra gli under 35 francesi per le sue proposte su pensioni, salario minimo e tasse, Mélenchon sfiora uno storico ballottaggio. Raggiunge il 21,9%, poco più di un punto percentuale in meno di Marine Le Pen al 23,4%.
La collera è sicuramente uno dei tratti distintivi di Mélenchon. Nel 2018, durante una perquisizione della polizia nella sede di La France Insoumise, il leader si scagliò contro gli agenti di polizia urlando “La République, c'est moi!" (La Repubblica sono io). La rissa fu solo sfiorata. Ma lo scatto d'ira costò a Mélenchon una condanna a 3 mesi di detenzione, 8mila euro di multa e la sospensione dalla Massoneria, di cui era membro dal 1983.