Come funzionano le elezioni in Spagna? Ecco una guida sulle tipologie, le modalità di voto e le assegnazioni dei seggi ai partiti politici
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Domenica 23 luglio 2023 si terranno le elezioni generali in Spagna. Si tratta di un voto anticipato - da calendario si sarebbe dovuto tenere a dicembre - annunciato dal primo ministro Pedro Sánchez in seguito ai disastrosi risultati ottenuti alle amministrative e alle regionali del 28 maggio. Con la convocazione delle urne il premier sperava di bruciare sul tempo i partiti di destra, dati in crescita nei sondaggi. Le ultime rilevazioni, però, confermano i Popolari come primo partito: insieme a Vox, potrebbero formare un nuovo governo di centrodestra. In attesa dell'apertura delle urne, ecco una guida alle elezioni, con informazioni sul sistema elettorale, sui candidati e sulle percentuali assegnate dai sondaggi.
La legge elettorale spagnola, entrata in vigore nel 1977, differenzia le modalità di assegnazione dei seggi fra Camera e Senato. I 350 seggi di cui si compone la Camera verranno assegnati con un sistema proporzionale senza premi di maggioranza: ognuna delle 50 circoscrizioni (più o meno equivalenti alle province) eleggerà un numero di parlamentari in base alle proprie dimensioni, da un minimo di 1 a un massimo di 30. I deputati verranno quindi eletti proporzionalmente ai voti presi in ciascuna circoscrizione, senza tenere conto delle percentuali ottenute dai partiti a livello nazionale: un sistema pensato a tutela delle numerose forze politiche regionali. I 208 seggi del Senato verranno invece assegnati secondo un sistema maggioritario plurinominale: ogni provincia eleggerà 4 senatori, per un totale di 188, mentre i restanti 20 seggi saranno determinati dai collegi speciali per le isole e le città autonome.
In virtù della legge elettorale proporzionale in vigore alla Camera, ogni partito si presenterà da solo alle elezioni. Stando ai sondaggi, la leadership di Pedro Sánchez ha i giorni contati, mentre a vincere le elezioni dovrebbero essere i Popolari di Alberto Núñez Feijóo. La formazione di centrodestra potrebbe stringere un'alleanza di governo con Vox, il partito di destra radicale, nazionalista e franchista, guidato da Santiago Abascal. Il vento di destra, dunque, non sembra risparmiare nemmeno la Spagna, che potrebbe uscire dalle urne con una maggioranza molto simile a quella oggi al governo in Italia.
Un'idea di come andranno le elezioni viene dalla rilevazione dell'istituto 40dB, pubblicata il 17 luglio da El Paìs, l'ultima prima del divieto di diffusione dei sondaggi che si protrarrà fino al giorno del voto. Il Partito popolare (Pp) è accreditato al 32.9%, una percentuale pari a 135 seggi in Parlamento. Il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) di Sánchez - rimasto segretario anche dopo essersi dimesso da premier - è invece fermo al 28.7% delle preferenze, pari a 110 seggi. Poiché la soglia della maggioranza assoluta è fissata a quota 176 deputati, ai Popolari servirebbero altri 41 seggi per trasformare la vittoria elettorale in un nuovo assetto di governo. Si pensa dunque a un'alleanza con Vox, ma le ultime rilevazioni danno il partito di destra radicale fermo al 13.5% dei voti, un numero pari a 38 seggi, contro i 52 di cui dispone nell'attuale Parlamento. Percentuali simili quelle della coalizione di sinistra radicale Sumar, una piattaforma formata dall'omonimo movimento politico, guidato dalla ministra del Lavoro Yolanda Díaz, e da Podemos: l'alleanza di sinistra è data al 13.7% e dovrebbe ottenere 36 seggi. Non si presenterà invece Ciudadanos, il partito liberale e centrista che è stato recentemente svuotato dai Popolari, dopo essere stato per anni protagonista della politica spagnola.