Regge il partito di sinistra Psoe mentre i sovranisti di Vox perdono terreno. I numeri per formare il governo non sembrano esserci
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Il Partito Popolare vince le elezioni spagnole portando a casa 136 seggi. I socialisti di Psoe si fermano a 122 (due in più rispetto alla scorsa tornata elettorale del 2019). Vox avrebbe 33 seggi che sommati a quelli del Pp, danno 169, ovvero 7 in meno rispetto alla maggioranza assoluta di 176 deputati. Sumar sarebbe a quota 31, e insieme al Psoe il blocco di sinistra avrebbe 153 seggi, e potrebbe giocare la carta di un accordo con i partiti catalani e baschi.
Ma quella del Pp è una vittoria dal retrogusto molto amaro: è tornato ad essere la prima forza spagnola ma a spese del possibile alleato Vox, che quasi dimezza i suoi seggi, mentre i socialisti di Pedro Sanchez tengono oltre ogni previsione. Un'operazione di cannibalizzazione ai danni di Santiago Abascal, il vero grande sconfitto di questo voto, che blocca le aspirazioni di Alberto Nunez Feijoo, che già si vedeva premier. I numeri invece gli danno torto: il blocco delle destre si ferma a quota 169 (136 il Pp, 33 Vox), molto lontana dai 176 seggi necessari. L'ex governatore galiziano chiedeva di averla da solo, alla fine non l'ha nemmeno sfiorata anche sommando i voti di Vox. Eppure in serata Feijoo ha rivendicato il diritto di provarci: "Come candidato del partito più votato, credo che il mio dovere sia aprire il dialogo, guidare questo dialogo e cercare di governare il nostro Paese", ha arringato i sostenitori evidentemente delusi. "Il nostro dovere è evitare un periodo di incertezza", ha aggiunto, chiedendo "che nessuno abbia di nuovo la tentazione di bloccare la Spagna". Ma la strada è tutta in salita.
"Grazie a tutta la Spagna perché abbiamo dimostrato di essere una democrazia forte e pulita", "abbiamo ottenuto più voti e più seggi rispetto a quattro anni fa". Lo ha detto il leader socialista Pedro Sanchez parlando fuori dal quartier generale del Psoe, in Calle Ferraz a Madrid, alla folla riunita per festeggiare. Sanchez ha quindi ringraziato "tutti i milioni di elettori che hanno votato per il Psoe". "La Spagna e tutti i suoi cittadini sono stati molto chiari: il blocco politico dell'involuzione, del ritorno al passato e dell'abrogazione di tutti i nostri passi avanti negli ultimi quattro anni ha fallito": ha detto Sanchez. "Il blocco di Partito Popolare e Vox è uscito sconfitto", ha aggiunto "siamo molti di più noi che vogliamo avanzare".
"Congratulazioni ad Alberto Nunez Feijoo per la netta vittoria alle elezioni. Ottenere 3 milioni di voti in più del 2019 conferisce al Partito popolare un mandato chiaro per formare un governo che rifletta questa volontà di cambiamento. Hai il nostro pieno supporto". Lo scrive in un tweet il presidente e capogruppo del Partito popolare europeo (Ppe), Manfred Weber, commentando i risultati del voto in Spagna.
Il crollo del partito sovranista, il grande osservato di tutta la stampa internazionale, è il dato più rilevante di questa tornata elettorale, soprattutto in ottica europea. Passare in cinque anni da 51 a 33 seggi malgrado l'appoggio di tanti premier europei - non solo Giorgia Meloni ma anche quello polacco e l'ungherese Viktor Orban - indica una grave battuta d'arresto per una forza che puntava a ripetere anche a Madrid i successi raggiunti dai partiti fratelli a Roma, in Finlandia, in Svezia, in Polonia e nella Repubblica Ceca. "Durante tutta la campagna elettorale siamo stati avvisati di sondaggi chiaramente manipolati che hanno avuto una chiara conseguenza: la smobilitazione". Lo ha detto il leader di Vox, Santiago Abascal. "Inoltre, abbiamo visto i media fare appello al voto utile e demonizzare Vox", ha aggiunto, "c'è stata molta manipolazione da parte di tutti i media pubblici e privati".
Dall'alto lato della barricata Sanchez canta vittoria per una rimonta che sembrava impossibile ma che invece lui ha creduto possibile fino all'ultimo. "La Spagna e tutti i suoi cittadini sono stati molto chiari: il blocco politico dell'involuzione, del ritorno al passato e dell'abrogazione di tutti i nostri passi avanti negli ultimi quattro anni ha fallito", ha esultato in nottata. "Il blocco di Partito Popolare e Vox è uscito sconfitto, siamo molti di più noi che vogliamo avanzare", ha detto. Il premier si era giocato tutto nella scommessa di un voto convocato in tutta fretta in piena estate pur di non farsi mettere sulla graticola dopo la scoppola delle ultime amministrative. Grazie anche all'aiuto di Sumar (la coalizione di sinistra guidata da Yolanda Diaz che ha guadagnato 31 seggi), i socialisti hanno evitato che una forza dell'ultradestra con venature nostalgiche tornasse al governo per la prima volta dalla fine della dittatura franchista. E in nottata i militanti del Psoe, felici del pericolo scampato, cantavano nella sede del partito uno slogan dell'enorme valore evocativo: 'No pasaran'.
Salvata la pelle, il Psoe ha comunque davanti a sè giorni non facili. I tanti partiti locali, alcuni indeboliti, altri rafforzati, hanno già annunciato che non daranno il loro appoggio a Sanchez gratis. In particolare il partito radicale catalanista, Junts, potrebbe avere in mano i destini di un possibile nuovo governo. Per cui al momento gli scenari che si aprono sono due: o Sanchez si mette al lavoro e riesce nuovamente nel miracolo, difficile ma non impossibile, di mettere in piedi una nuova maggioranza. Oppure si rischia di cadere nell'abisso del blocco, che porterebbe inevitabilmente a nuove elezioni. E c'è già che chi prevede un ritorno alle urne già a dicembre. Dopo le urne aperte con gli elettori in spiaggia, altre elezioni sotto l'albero di Natale: non sarebbe un gran regalo per gli spagnoli.
"Grazie a tutte le persone che si sono fidate di Sumar. Oggi la gente dormirà più serenamente, la democrazia ha vinto e ne esce più forte e oggi abbiamo un paese migliore". Lo ha detto la candidata della piattaforma progressista Sumar, Yolanda Díaz, commentando l'esito delle elezioni spagnole, in cui ha ottenuto 31 seggi al Congresso dei deputati. "A partire da domani, dobbiamo continuare a conquistare diritti e promettiamo di continuare a farlo. Più diritti per le donne, le persone LGTBI e le lavoratrici e le lavoratrici", ha rivendicato, "da domani avvierò un dialogo con tutte le forze progressiste del nostro Paese per garantire il governo in Spagna".
"Gli spagnoli che oggi sono preoccupati sappiano che non li deluderemo, e che resisteremo: siamo assolutamente pronti sia a fare opposizione, sia a un ritorno alle urne": lo ha affermato il leader di Vox, Santiago Abascal, commentando nella sede del partito a Madrid i risultati delle elezioni generali spagnole che non sono andate bene per il suo partito. "Vedo molti festeggiamenti nelle sedi degli altri partiti, sembra che abbiano vinto tutti e per questo colgo l'occasione per congratularmi con Feijóo come vincitore delle elezioni. Lo ha fatto non dipendendo da Vox, come voleva". Abascal ha poi attaccato il leader del Pp: "È una pessima notizia che Pedro Sanchez, anche se ha perso le elezioni, possa bloccare l'investitura" di un governo di destra e "persino governare con l'appoggio del comunismo, del terrorismo e dell'indipendentismo", ha aggiunto.
Il partito indipendentista catalano di Carles Puigdemont, Junts, ha avvertito il leader socialista Pedro Sanchez che non lo "renderà premier in cambio di nulla". Lo ha chiarito Míriam Nogueras, portavoce della formazione politica. Al momento, con oltre il 98% delle schede scrutinate, risulta che Junts ha ottenuto 7 seggi, utili al Psoe per cercare di arrivare alla maggioranza assoluta. Anche l'altro partito indipendentista catalano Erc, ha chiarito che porrà delle condizioni per l'investitura di Sanchez.
Al voto erano chiamati 37,4 milioni di cittadini, di cui oltre 2,3 milioni residenti all'estero. I seggi sono rimasti aperti dalle 9 alle 20. Il Paese, a meno di clamorose sorprese, si appresta a virare a destra, ma il premier socialista Sanchez, che ha anticipato le elezioni, non molla. Favoriti i Popolari, ma per governare avranno bisogno di Vox spostando a destra l'asse della maggioranza.
Quello spagnolo è un sistema di voto proporzionale senza preferenze e soglia di sbarramento al 3%. Il risultato sarà decisivo anche in chiave delle alleanze europee.