Elezioni in Gran Bretagna, i sondaggi in vista del 4 luglio
© Withub
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Il futuro governo di Keir Starmer avrà il compito di risollevare un'economia che ancora stenta a ingranare nel post-Brexit
Dato vincente da tutti i sondaggi, il leader laburista Keir Starmer è il favorito per diventare il prossimo primo ministro britannico. Se la vittoria del Labour Party è data per cosa fatta da tutti gli osservatori, altrettanto certe si possono dire le sfide che attendono il futuro governo. Due saranno le principali questioni sul tavolo: risollevare un'economia in forte difficoltà e far fronte a servizi pubblici in costante peggioramento.
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Le elezioni del 4 luglio sembrano avere già espresso il loro vincitore: il Partito Laburista viaggia attorno al 40%, circa il doppio dei principali avversari, rappresentati dai conservatori di Rishi Sunak. A rosicchiare voti al premier uscente, per giunta, c'è anche la terza forza di questa corsa elettorale, quel "Reform Uk" guidato da Nigel Farage, conduttore televisivo indipendentista già salito alla ribalta ai tempi della Brexit, di cui fu uno dei più entusiasti sostenitori. Proprio la Brexit è additata da molti come l'evento all'origine dello stato di prostrazione in cui versa l'economia inglese, che solo nelle ultime settimane ha dato qualche timido segnale di uscita dalla recessione.
Nel corso della sua campagna elettorale Starmer ha promesso di migliorare l'economia e i servizi senza ricorrere a un aumento della pressione fiscale: per gli economisti si tratta di un obiettivo irraggiungibile e lo stesso Sunak ne ha rimarcato l'impraticabilità: "Vi invito a pensarci molto bene. Se date un assegno in bianco o se finiremo per dare tutti assieme un assegno in bianco al Partito Laburista, la cosa avrà un impatto enorme su di voi, sulle vostre finanze, le vostre famiglie e il nostro Paese", sono state le parole del premier. Il suo è sembrato un disperato invito a una decisione oculata da parte degli elettori. D'altronde, proprio la parola Choice, "scelta", è lo slogan della sua campagna, ben diverso dal Change, "cambiamento", con il quale si è presentato Starmer. Un cambiamento che è già avvenuto all'interno del Labour Party, cui Starmer ha impresso una svolta centrista, depurandolo da alcune figure più di sinistra, come l'ex leader Jeremy Corbyn.
A conti fatti il cambiamento più importante è quello che potrebbe riguardare la politica estera inglese, adesso che i laburisti torneranno al governo dopo 14 anni di egemonia tory. Starmer non si è mai nascosto: "Come ho cambiato il Partito Laburista cambierò il Regno Unito, mettendomi al vostro servizio", aveva detto inaugurando la campagna elettorale sei mesi fa. E se pure è vietato parlare di Brexit, sulla quale l'avvocato di Oxted ha una posizione definita "equilibrata", tutto lascia pensare che il nuovo governo avrà quantomeno interesse a rinegoziare con l’Unione Europea un nuovo Trattato per le relazioni commerciali bilaterali, al fine di risollevare le sorti economiche di un Paese che non ha affatto conosciuto i benefici millantati ai tempi del referendum per la scissione indetto nel 2016. Starmer ha di fatto ribadito la propria contrarietà alla Brexit, aggiungendo però prudentemente che cambiare idea in questo momento non è fattibile. Il futuro europeo del Regno Unito resta una questione delicata, che il nuovo premier dovrà affrontare urgentemente all'indomani del suo ormai quasi sicuro insediamento a Downing Street.