Dopo 14 anni di governo conservatore, il Regno Unito svolta a sinistra. Tory al minimo storico, molti ministri perderanno il loro seggio
Il Regno Unito svolta a sinistra, dopo 14 anni di governi e convulsioni Tory. l Labour portano a casa il 33,7% dei voti e 412 seggi (su 650). Keir Starmer ha ricevuto ufficialmente da re Carlo III, in veste di capo di Stato, il mandato a formare il nuovo governo britannico sulla base del risultato elettorale. "Il Paese ha votato per il cambiamento", ha detto Starners dopo aver preso possesso di Downing Street. Poco prima Sunak, che ha rassegnato le dimissioni in un incontro col sovrano, aveva affermato: "Mi assumo la responsabilità della sconfitta". Con i Tory al minimo storico (121 seggi e il 23,7% dei voti), molti ministri perderanno il loro seggio,
"Ricostruire il Paese mattone dopo mattone", è tempo di "un governo di servizio": le parole di Starmer riecheggiano con il tono della concretezza, almeno nelle intenzioni, nel giorno in cui il Labour torna alla guida del Regno Unito dopo 14 anni di governi Tory segnati da scossoni, crisi globali e lacerazioni interne culminate nell'azzardo della Brexit.
Un'eredità che il nuovo primo ministro non può - e neppure vuole - cancellare, ma che di fatto si propone di mettere alle spalle. Con una cesura netta, non ideologica, tanto meno rivoluzionaria, bensì improntata a uno stile, a un linguaggio, a una narrazione opposte. Obiettivo dietro il quale l'ex procuratore della corona 61enne che ha riportato i laburisti a trionfare alle urne - con una valanga di seggi, anche se non di voti, grazie al combinato disposto fra il collasso dei conservatori di Rishi Sunak e l'effetto bonus del tradizionale sistema maggioritario uninominale dell'isola - rivela l'ambizione di presentarsi come un primo ministro manager.
"Il Paese ha votato per il cambiamento, per il rinnovamento, per il ritorno della politica al servizio pubblico", ha esordito dal palco di number 10 dopo il rito del passaggio di consegne con Sunak: suggellato dalla conferma del risultato elettorale schiacciante (con una super maggioranza di 412 seggi su 650 alla Camera dei Comuni al Labour, e il record storico negativo di 121 deputati per i Tories), dall'investitura del 75enne re Carlo III in veste di capo dello Stato, dai toni d'un fair play incrociato privo di cadute di stile fra vincitore e perdente.
Un passaggio che per Sunak, primo capo del governo di Sua Maestà di radici indiane, si è consumato ancora una volta sotto un cielo grigio, assai poco estivo, con l'assunzione di colpa per la debacle; il riconoscimento della volontà di cambiamento (e anche del diritto "alla rabbia") degli elettori, una dichiarazione di scuse e la legittimazione dell'avversario. Mentre per Starmer ha avuto i colori della festa, sullo sfondo delle ovazioni di una folla di sostenitori, collaboratori e familiari, e sotto gli occhi discreti della nuova first lady, Victoria.
Festa che però sir Keir si è ben guardato dal cavalcare per evocare orizzonti di gloria a buon mercato. Semmai per promettere un lavoro ordinario, "giorno dopo giorno", sulle priorità della gente comune: il rilancio dell'economia, la difesa di "confini sicuri" per contenere l'immigrazione illegale, "più sicurezza nelle strade", più risorse al sistema sanitario nazionale (Nhs), "rispetto per la dignità di tutti", lo sviluppo dalle "fonti di energia verdi" viste come "un'opportunità". Non senza un riferimento pungente al lascito Tory (e di figure come Boris Johnson) e alla necessità di mettere fine all'epoca delle "performance rumorose" per puntare invece all'unità del tessuto sociale come a quella delle "quattro nazioni" del Regno, a un'azione "calma e paziente" di fronte alle difficili sfide attuali. Con l'impegno a "lavorare al servizio" solo dei britannici e dei loro interessi, nella direzione di "un cambiamento" da avviare "immediatamente".
Mentre la squadra dell'esecutivo entrante si completa in poche ore. Con la promozione di gran parte del governo ombra e presenze femminili di peso: da Rachel Reeves, 45 anni, prima cancelliera dello Scacchiere donna della storia britannica, ad Angela Rayner, 44enne anima progressista e popolare della compagine elevata a vicepremier con delega all'Edilizia pubblica e a quel "riequilibrio" sociale e territoriale che troppe aree lontane da Londra attendono invano sull'isola da decenni. Fino alla conferma di David Lammy, 51 anni, avvocato londinese come Starmer, a titolare del Foreign Office; Yvette Cooper, veterana 55enne del Labour 'governista' che resta alla guida degli Interni; e il 64enne John Healey, sostenitore della fermezza nell'invio delle armi a Kiev, alla Difesa.
Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto una conversazione telefonica con Starmer per congratularsi del suo nuovo incarico. "Evidenziando - si legge in una nota - l'importanza del partenariato strategico tra Italia e Regno Unito e l'eccezionalità delle storiche relazioni tra le due Nazioni, Meloni ha sottolineato l'importanza di poter continuare nella significativa azione di rilancio della cooperazione bilaterale avviata con il precedente governo, e di proseguire lo stretto coordinamento su tutti i più importanti temi dell'agenda internazionale e sulle sfide globali. I due leader si sono dati appuntamento al Vertice Nato che si terrà la prossima settimana a Washington".