In coda per votare non ci sono divisioni per genere, alcuni comuni italiani scelgono la strada del no alle discriminazioni
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Seggi inclusivi senza file divise per genere in alcuni comuni come Milano, Bologna, Padova e Udine. La decisione è stata presa per dire no alla discriminazione delle persone trans. Una scelta che ha ricevuto il plauso delle associazioni Lgbt. L'indicazione ai presidenti, scrutatori e scrutatrici è di distribuire elettori ed elettrici in file miste.
Il Comune di Bologna ha reso nota la raccomandazione ai presidenti di seggio scrutatrici e scrutatori, in vista delle elezioni europee, ad accogliere "elettrici ed elettori in maniera inclusiva alle urne indipendentemente da età, genere, orientamento sessuale, disabilità, religione o provenienza". L'indicazione del Comune è che distribuiscano elettrici ed elettori in file miste, anziché dividerli in file differenziate sulla base dei generi. Stessa direttiva anche a Udine, Padova e Milano.
"La scelta - spiega il Comune di Bologna - rappresenta un impegno dell'amministrazione per garantire il rispetto e la parità di trattamento per tutti i cittadini. La suddivisione delle file è una prassi in molti comuni, ma non trova alcun obbligo di legge, seppur per normativa le liste degli elettori e delle elettrici siano formate con distinzione in base al sesso anagrafico". Attraverso una lettera ai presidenti dei seggi, l'assessorato ha richiesto che non vengano più suddivise le file degli elettori in base al genere, "nella tutela della privacy di tutte le persone rispetto al sesso anagrafico indicato nei documenti". Il provvedimento, si precisa, "mira a creare un ambiente di voto più inclusivo e rispettoso, eliminando una pratica che potrebbe risultare discriminatoria e lesiva della dignità delle persone".
"La speranza è che i presidenti dei seggi accolgano positivamente la nostra richiesta - è il messaggio del Comune - è anacronistico che le liste elettorali siano ancora suddivise fra uomo e donna, c’è il rischio di costringere le persone trans e non binarie a possibili coming out forzati che potrebbero spingere qualcuno a non recarsi a votare per il disagio. Speriamo che il Parlamento cambi la normativa per garantire inclusione e uguaglianza per ognuno".
Soddisfatto Christian Leonardo Cristalli, della segreteria nazionale di Acrigay e cofondatore del Gruppo Trans: "La mia battaglia consiste nel riuscire a far riconoscere l'esercizio di voto senza barriere. Chiediamo di evitare di mettere cartelli 'uomini' e 'donne' in corrispondenza dei registri perché la legge non lo prevede, prevede solo che ci siano registri con su scritto 'F' e 'M', ma è tempo di aggiornarla. Intanto, grazie alla nostra iniziativa 'Io sono, io voto', abbiamo ricevuto l'adesione di un migliaio di persone che si sono rese volontarie per accompagnare persone trans al voto. L'Italia infatti non riconosce sul documento il fatto di essere trans e quindi di essere identificati con la persona che si è socialmente".
Nella help card, ideata per situazioni come il voto, "cerchiamo di non mettere in imbarazzo le persone trans che la possono mostrare al presidente di seggio: c’è scritto 'sono una persona trans' non fare domande o commenti che possano espormi pubblicamente". Rosario Coco presidente di Gaynet lancia un appello affinché "tutti i comuni facciano file miste ai seggi e che si lavori a questo anche per le prossime elezioni. È anacronistico dividere per genere le persone che votano".