IL DOPO VOTO

Elezioni, ecco cosa succede adesso: le tappe | Liliana Segre aprirà la nuova legislatura

Finché non viene nominato quello successivo, il governo uscente continua a occuparsi del disbrigo degli affari correnti

27 Set 2022 - 15:30

Il risultato delle elezioni del 25 settembre è ormai noto. Ma cosa succede adesso? Innanzitutto, le porte del nuovo Parlamento si apriranno il 13 ottobre. A presiedere la prima seduta del Senato a maggioranza di centrodestra sarà Liliana Segre - a meno di una indisponibilità della senatrice a vita al momento non comunicata alla presidenza - in quanto secondo membro più anziano di quella camera (il primo è Giorgio Napolitano, il quale non può farlo per via delle sue condizioni di salute). A presiedere la prima seduta della Camera sarà invece Ettore Rosato, esponente della lista Azione-Italia viva-Calenda, in quanto vicepresidente più anziano per elezione.

Nel mentre, finché non viene nominato quello successivo, rimane in carica il governo dimissionario, che ha il compito di occuparsi delle questioni urgenti, il cosiddetto "disbrigo degli affari correnti": "atti dovuti" (previsti dalla legge) che richiedono l'intervento dell'esecutivo sia collegialmente, in consiglio dei ministri, che dei singoli ministeri. È quanto stabilisce la nostra Costituzione. Un Paese non può infatti rimanere senza il vertice esecutivo e amministrativo dello Stato, perché si rischierebbe una paralisi amministrativa.

Lunedì 10 ottobre, i nuovi parlamentari vengono "accolti" dal personale della Camera e del Senato per il disbrigo delle procedure burocratiche con le quali entrano nella disponibilità del loro nuovo status, sia per quanto riguarda la parte economica, sia per i documenti e i tesserini necessari all'accesso a tutti i servizi.

Elezione dei presidenti di Camera e Senato - Come primo atto i parlamentari devono eleggere i presidenti di Camera e Senato. L'elezione del presidente della Camera ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza dei due terzi dei componenti, dal secondo scrutinio è richiesta la maggioranza dei due terzi dei voti calcolando anche le schede bianche. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti. Per il Senato alla prima e seconda votazione è richiesta la maggioranza assoluta dei voti dei componenti, altrimenti, nel giorno successivo, si procede a una terza votazione nella quale è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando tra i voti anche le schede bianche. Eletto il presidente, si procede all'elezione di quattro vicepresidenti, di tre questori e di otto segretari che costituiscono l'Ufficio di Presidenza.

Entro due giorni dalla prima seduta, i deputati devono dichiarare al segretario generale della Camera a quale gruppo appartengono, mentre al Senato i giorni a disposizione sono tre.

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Gruppi parlamentari - Per costituire un gruppo parlamentare alla Camera occorre un numero minimo di 20 deputati, al Senato i componenti necessari sono 6. Entro quattro giorni dalla prima seduta (quindi presumibilmente lunedì 17 ottobre) a Montecitorio il presidente convocherà i gruppi che devono nominare il presidente, uno o più vicepresidenti e un comitato direttivo. A Palazzo Madama il regolamento stabilisce che la convocazione delle assemblee dei gruppi per l'elezione del proprio presidente avvenga "entro sette giorni dalla prima seduta" (quindi entro il 20 ottobre).

La convocazione degli eletti - Il primo passo è la convocazione degli eletti. Si forma il nuovo Parlamento e, in un secondo momento, i gruppi parlamentari. Ancora, si eleggono i presidenti della Camera e del Senato. Poi si procede con le consultazioni davanti al Presidente della Repubblica. 

Le consultazioni - Solo dopo il completamento delle procedure parlamentari il presidente della Repubblica avvia le consultazioni del nuovo governo nello studio alla Vetrata. Quello delle consultazioni è un meccanismo fondamentale, disciplinato dalla Costituzione, che viene attivato dopo ogni elezione politica e ogni volta che si ufficializza una crisi che porta alle dimissioni del governo in carica. È nota anche come la "fase preparatoria" della formazione del governo. In genere, il Capo dello Stato riceve per primi i presidenti delle camere e poi le delegazioni politiche: queste sono formate dai capi dei gruppi parlamentari, dai rappresentanti delle coalizioni e dai leader dei partiti.

Gli incontri proseguono finché non si trova una maggioranza. Se le consultazioni non appaiono significative, il presidente della Repubblica procede con l'assegnazione di un mandato esplorativo, in genere dato a uno dei presidenti del Parlamento, per indagare tra le coalizioni se ci sono margini per formare una maggioranza. Alle ultime politiche del 2018 sono serviti ben ottanta giorni per arrivarne alla formazione. 

L'assegnazione dell'incarico - Dopo aver verificato la presenza di una maggioranza, il Capo dello Stato convocherà chi viene indicato dalle forze politiche come in grado di ottenere la fiducia e diventare premier, per conferirgli l'incarico di formare il governo. Poi il possibile nuovo presidente del Consiglio potrà decidere se accettare subito o "con riserva" (farà ulteriori verifiche per capire se c'è un programma politico tale da consentirgli il raggiungimento di una maggioranza). Se accetta l'incarico può formare il governo e presentare la lista dei ministri al Capo dello Stato. Ottenuta la nomina dal presidente, ci sarà il giuramento di premier e ministri dove avverrà il passaggio di consegne: la "cerimonia del campanello". E sarà quasi operativo il nuovo governo. Poi andrà alle camere per ottenere la fiducia e, una volta ottenuto il voto favorevole, entrerà ufficialmente in carica.

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