Possibilista Calenda: "Una commissione bicamerale è una buona soluzione". Perplesso Conte: "Hanno idee poco chiare"
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Il tema del presidenzialismo entra nella campagna elettorale. Enrico Letta dice no alla proposta di Giorgia Meloni. La leader di FdI ha prospettato la possibilità di far nascere una commissione Bicamerale per lavorare al presidenzialismo, che per lei è "la madre di tutte le riforme". Ma il segretario Pd l'ha bocciata. Non per una questione di metodo, ma di obiettivi. "Anche noi vorremo discutere di riforme assieme agli altri - ha spiegato - ma le nostre riguarderanno le parti non centrali della Costituzione. Noi ci opporremmo in tutti i modi al presidenzialismo, bicamerale o non bicamerale".
Conte: "Sul presidenzialismo hanno idee poco chiare" - Anche il presidente del M5s, Giuseppe Conte, è perplesso: "Sul presidenzialismo non hanno proprio le idee chiare - ha detto -. Ci sono tanti modelli. Mi sembra che parlino suggestivamente di trapiantare un modello nella nostra tradizione parlamentare completamente diversa, quindi attenzione a ragionare con tanta facilità, qualsiasi sistema richiede pesi e contrappesi".
Calenda: "Bicamerale buona soluzione" - Più possibilista il leader di Azione, Carlo Calenda: "L'istituzione di una commissione bicamerale mi sembra una buona soluzione per discutere di riforme costituzionali. Dopodiché, purtroppo, il rischio di finire nel nulla è molto elevato e il Paese avrà ben altre emergenze da affrontare".
Il progetto presidenzialista di FdI - Un progetto presidenzialista della leader di FdI è gia' approdato alla Camera, a maggio: prevedeva un capo dello Stato eletto direttamente dai cittadini e con funzioni di governo. Ma qualche mese fa FdI era il partito di opposizione, e la proposta venne bocciata. Ora pare che l'orizzonte stia cambiando.
Letta contro il Rosatellum - "La democrazia non è a rischio se vince la destra, il nostro sistema regge e reggerà, sono gli italiani che scelgono", ha detto Letta calibrando l'allarme lanciato nei giorni scorsi. Secondo il segretario Pd, però, con le "distorsioni" di questa legge elettorale, anche con il 43% dei voti la coalizione di centrodestra può ottenere il 70% dei seggi ed essere nelle condizioni di cambiare da sola la Costituzione. Da qua due linee di intervento del Pd: da una parte la spinta ai candidati a lottare "con gli occhi di tigre" per vincere in quei 60 seggi uninominali contendibili e che potrebbero cambiare l'esito delle elezioni. Dall'altra, la partita per il voto utile: "Chi sceglie Terzo polo e 5 Stelle sostanzialmente favorisce la destra", ha ripetuto Letta.
Lo scontro tra Letta e il Terzo polo - Lo scontro con Carlo Calenda e Matteo Renzi va avanti da giorni. "L'unico modo per bloccare la vittoria del centrodestra e della Meloni - ha replicato il leader di Iv - è che si abbia un bel risultato noi del Terzo Polo dato che tutti stanno vedendo che il Pd sta giocando per perdere". Al Nazareno ripetono che "la rimonta è possibile": la partita si gioca in quella sessantina di collegi, divisi fra "facili", "difficili" e in "bilico". Su quei territori si concentra il lavoro di questi giorni di strategia politica. "Rovesceremo i pronostici e i sondaggi - ha detto Letta in un comizio elettorale a Cagliari - saremo in grado di dimostrare che questo Paese non torna indietro".
Ma il Rosatellum resta uno scoglio. L'avversione di Letta per la legge elettorale lo ha portato financo a dirsi d'accordo con Giorgia Meloni: "Ha ragione quando dice che lo impose il Pd. Ma fu Renzi, che pensava a se stesso, credendo di prendersi il 70% del Parlamento, poi è andata come è andata". Per Letta, "con il taglio dei parlamentari si sarebbe dovuto cambiare la legge elettorale. Così le cose si sarebbero equilibrate".
Renzi: "Letta fa campagna per FdI" - Nel mirino c'è Renzi: "Disconosce la Legge elettorale che porta il nome del presidente del suo partito - commentano nel Pd - e questo la dice lunga: quella legge fu il tentativo renziano di alterare gli equilibri politici alla vigilia delle elezioni". Per il leader di Iv "Letta non si rende conto che facendo una campagna elettorale dominato dal rancore personale verso di me sta distruggendo il Pd. Ha un unico modo per dare una mano a quelli che non vogliono Meloni: andare in ferie. La campagna elettorale la sta facendo lui alla Meloni".