I serbatoi d'acqua dolce delle nostre montagne sono calati dai 519 chilometri quadrati del 1962 agli attuali 368 chilometri quadrati
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Sulle Alpi la superficie dei ghiacciai si è ridotta del 40% in poco più di 50 anni, passando dai 519 km quadrati del 1962 agli attuali 368 km. Il dato emerge dal rapporto "Ghiaccio bollente" del Wwf Italia. "Il problema - sottolinea l'associazione - non è così remoto come sembra: dal ghiaccio del pianeta dipendono risorse idriche, mitigazione del clima, equilibrio degli Oceani, emissioni di gas serra".
Il fenomeno di riduzione dei ghiacciai, spiega il Wwf, interessa soprattutto Artide e Antartide, dove l'aumento delle temperature è doppio rispetto alle altre aree del globo. Ma oltre ai poli, anche i ghiacciai alpini (quelli delle nostre Alpi ma anche dell'Himalaya, della Patagonia, dell'Alaska, degli Urali e del Kilimangiaro), che sono il serbatoio d'acqua dolce durante i mesi caldi e per questo sono fondamentali per l'agricoltura, vedono una riduzione fino al 75%.
E l'associazione ambientalista sottolinea come dal ghiaccio del pianeta dipenda anche la sicurezza dell'uomo: "L'innalzamento dei mari minaccia i 360 milioni di abitanti delle metropoli costiere. Il 70% delle coste mondiali rischia di venire sommerso". Il ghiaccio è poi vitale per la sopravvivenza di numerose specie animali, dalle balene agli orsi polari, i due terzi dei quali, senza ghiaccio, potrebbero scomparire già nel 2050.
"La lettura del quadro d'insieme - commenta il Wwf - è impressionante. Nelle mani dell'uomo il pianeta si squaglia". Per questo il 2015, dal summit Onu sullo sviluppo sostenibile al vertice sul clima, "è un anno cruciale. Uscire dai combustibili fossili dev'essere l'obiettivo ineludibile dell'intera umanità".