Greenpeace mette sotto esame le 19 maggiori realt� informaticheNon tutte raggiungono i nuovi standard di produzione "green"
Apple batte tutti, anche Google e Facebook. Non in fatto d'introiti, ma di attenzione verso le energie rinnovabili. In una classifica Greenpeace pubblica i dati di 19 colossi dell'informatica, evidenziando come Apple utilizzi con profitto le rinnovabili per i propri data center, in alcuni casi toccando addirittura una percentuale del cento per cento. Non tutte le aziende per� sono cos� "green" come quella californiana.
Secondo il rapporto di Greenpeace, Apple � la societ� pi� "verde" tra quelle che operano nel campo informatico. Per fare un esempio, l'azienda che fu di Steve Jobs alimenta il sistema di iCloud esclusivamente con le rinnovabili. Questo attraverso scelte mirate, che hanno portato "la mela" a gestire il pi� grande impianto solare di propriet� privata degli Usa, nel suo centro in North Carolina. Greenpeace definisce cos� l'impegno di Apple in questa ricerca dell'ecosostenibilit�: "E' stata l'azienda pi� innovativa nel raggiungere l'obiettivo del 100 per cento di energia rinnovabile, contribuendo a impostare una nuova soglia per il settore".
Quasi una retromarcia, visto che in passato Apple era stata criticata proprio dall'associazione ambientalista per l'utilizzo di centrali a carbone.
Bene Google e Facebook, lodate per i loro sforzi in fatto di energia. Il social network investito 1,9 miliardi di dollari per il pi� grande ordine al mondo di turbine eoliche, in parte per il centro in Iowa, dove il vento garantisce l'energia necessaria. Anche Google ha sperimentato accordi per l'acquisto energia eolica per alimentare servizi come Gmail e YouTube.
Nota negativa invece per Amazon. Il web service che ospita Netflix, Spotify e Vine usa solo per il 15% le rinnovabili. Per il resto, l'energia proviene da centrali nucleari e a carbone. Anche Twitter non � tra le virtuose del "green", avendo rifiutato di comunicare parte dei dati richiesti per la classifica. Greenpeace durante la ricerca ha infatti riscontrato diverse aziende "poco trasparenti", che non hanno rivelato completamente le proprie cifre.