SEMI PIU' PICCOLI

Palme più deboli a causa dell'uomo

Sostituire la foresta amazzonica con coltivazioni fa spostare gli uccelli e involvere le piante

31 Mag 2013 - 18:17
 ©  Afp

© Afp

Razza umana sul banco degli imputati non solo per la perdita numerica di ettari di foresta amazzonica ma anche per i cambiamenti delle singole specie vegetali e animali che la popolano. L'intervento aggressivo dell'uomo sul polmone del pianeta sta provocando la scomparsa di molte specie di uccelli e di conseguenza il "restringimento" dei semi di alcune palme che, così, diventano più deboli e vulnerabili ai cambiamenti climatici.

Rapide modifiche evolutive - La scoperta, a cui Science dedica la copertina, si deve a un gruppo coordinato da Mauro Galetti dell'Università statale di San Paolo. Il risultato mostra come l'attività umana può innescare rapidi cambiamenti evolutivi nella foresta amazzonica. Il fenomeno è stato osservato nelle palme che vivono nelle macchie di foresta frammentate a partire dall'800 a causa dell'introduzione delle coltivazioni di caffè e canna da zucchero ma non nelle altre aree.

I ricercatori hanno raccolto più di 9mila semi da 22 diverse popolazioni della palma Euterpe edulis e hanno usato una combinazione di analisi statistiche, genetiche e modelli evolutivi per cercare di comprendere come mai i semi di questa pianta si siano rimpiccioliti nel tempo solo nelle macchie di foresta.

Sono stati considerati molti fattori, dai cambiamenti climatici, alla fertilità del suolo, ma alla fine solo l'assenza di uccelli di grandi dimensioni nella zona, come i tucani, "sfollati" dall'agricoltura potrebbe spiegare la diminuzione delle dimensioni dei semi delle palme. Dopo la scomparsa dalla zona degli uccelli mangiatori di semi di grandi dimensioni che garantivano la dispersione nell'ambiente dei semi di queste palme, le piante, per sopravvivere, hanno dovuto cominciare a produrre frutti più piccoli in grado di essere dispersi da uccelli di dimensioni minori come i tordi. Ma, avverte Galetti: "I semi più piccoli sono più vulnerabili alla disidratazione e non in grado di sopportare il cambiamento climatico previsto".

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri