Il suolo si erode, l'acqua si inquina e vengono introdotte specie invasive
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L'estrazione di combustibili fossili minaccia con particolare durezza le due aree della Terra più ricche sia di biodiversità, sia di giacimenti di petrolio, gas e carbone: le regioni settentrionali del Sud America e l'Oceano Pacifico occidentale. E potrà avere un impatto doppio sugli animali e le piante locali.
Effetti diretti e indiretti - Secondo una ricerca dell'Università del Queensland e del Centro di eccellenza per le decisioni ambientali pubblicata su Science, questo "doppio colpo" include gli impatti più ovvi e diretti, ma anche quelli meno evidenti, ma spesso ancora più dannosi.
Hugh Possingham, autore principale dello studio, spiega: "L'impatto dell'estrazione di combustibili fossili sulla biodiversità è stato sottovalutato perché si presume che i luoghi di estrazione lascino una piccola impronta ecologica a confronto con altri impatti umani, come l'agricoltura".
Lo studioso avverte che secondo le proiezioni la domanda globale di petrolio entro il 2035 aumenterà di più del 30%, quella di gas naturale del 53% e di carbone del 50%, e il mondo potrà perdere un numero notevolmente maggiore di fauna e flora selvatiche se l'estrazione continuerà senza protezioni ambientali fondate su prove scientifiche.
A breve e a lungo termine - Gli impatti diretti dell'estrazione di combustibili fossili comprendono l'inquinamento, anche sonoro, la distruzione e frammentazione di foreste e di altri ecosistemi in aree troppo piccole per sostenere popolazioni di animali e piante.
Possingham aggiunge: "Le compagnie petrolifere e minerarie possono ripristinare l'area al suo "stato originale", ma gli impatti indiretti continuano a lungo dopo l'estrazione e includono l'introduzione di specie invasive, erosione del suolo, inquinamento idrico e caccia illegale. Questi effetti indiretti, causati in larga parte dalla costruzione di strade e oleodotti, possono essere molto più dannosi ed estendersi per distanze di molti chilometri dalle miniere e dai pozzi petroliferi".
Secondo Possingham è essenziale che le organizzazioni ambientalistiche internazionali svolgano un ruolo attivo nell'assicurare che le attività estrattive siano condotte secondo la migliore pratica, risparmiando le aree di alta biodiversità. E che i compromessi fra biodiversità e sviluppo siano considerati con cura su scala globale.
L'esperto conclude: "Data la crescente domanda mondiale di combustibili fossili, l'estrazione sarà una forza inarrestabile. Riconoscere il doppio impatto, le minacce dirette e indirette alla biodiversità, e identificare le sovrapposizioni dannose, è essenziale per minimizzare il danno ambientale".