Studio europeo che ha coinvolto 13 Paesi tra cui l'Italia
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Smog killer anche al di sotto dei limiti di legge imposti dall'Unione europea. Lo studio internazionale Escape pubblicato su The Lancet, suggerisce che, anche con una scrupolosa osservanza delle norme in vigore, i rischi per la salute non sono scongiurati. La ricerca, coordinata dall'Università di Utrecht, in Olanda, si è avvalsa della collaborazione del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio di Roma, della Città della salute e della scienza, dell'Università di Torino e della Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori di Milano.
La mortalità aumenta - L'analisi ha coinvolto 360mila residenti in grandi città di tredici Paesi europei. La ricerca stima che per ogni aumento nella media annuale di esposizione a particolato fine (le particelle di diametro inferiore a 2,5 micron, PM2.5) di 5 g/m3 (microgrammi per metro cubo) ci sia un aumento del rischio di mortalità per cause non accidentali del 7%.
Una differenza di 5 g/m3 può essere quella che c'è tra un posto con molto traffico e uno urbano non interessato da grande circolazione di automezzi. Ciò corrisponde a un accorciamento della speranza di vita di 8 mesi. In Italia, lo studio è stato condotto a Roma, Torino e Varese e ha coinvolto circa 31mila persone e i dati che emergono, dice l'epidemiologo Francesco Forastiere, che vi ha partecipato, non sono diversi da quelli in Ue.
Il particolato è la sostanza più pericolosa - I risultati di Escape dimostrano che il particolato fine è la sostanza inquinante più dannosa. In particolare, secondo gli autori della ricerca, "i risultati suggeriscono un effetto del particolato anche per concentrazioni al di sotto dell'attuale limite annuale europeo di 25 g/m3 per il PM2,5. L'Organizzazione mondiale della sanità propone del resto come linea guida 10 g/m3 e i nostri risultati supportano l'idea che avvicinandoci a questo target si potrebbero raggiungere grandi benefici per la salute delle persone".
Escape ha unito i dati di 22 studi europei, per un totale di 367.251 persone analizzate. Le concentrazioni medie annuali degli inquinanti (ossidi di azoto e particolato) sono state stimate nel luogo di residenza dei soggetti. Sono state inoltre raccolte informazioni sull'intensità di traffico della strada del domicilio e nel raggio di 100 metri. Le persone sono state poi seguite per circa 14 anni e 29.076 sono state le morti per cause non accidentali.
Necessari limiti più rigorosi - Questi dati, sostengono gli studiosi, suggeriscono, nonostante i grandi miglioramenti della qualità dell'aria negli ultimi 50 anni, la necessità di ulteriori politiche per ridurre l'inquinamento e le malattie e la mortalità conseguenti in Unione europea.
"L'Oms - conclude Forastiere - fissa a 10 microgrammi per metro cubo il limite del particolato fine. Negli Stati Uniti il limite è a 12. L'Ue avrebbe dovuto modificare quest'anno con una direttiva la soglia dei 25 ma gli Stati membri ancora non l'hanno fatto. Chissà se l'Italia nel suo semestre di presidenza dell'Unione nel 2014 sarà capace di dare priorità ai temi ambientali''.