Batterie ricaricabili pi� "forti" grazie al polistirolo: 15% di "memoria" in pi�
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Lo studio dell'Università americana di Purdue promuove anche il riciclo del polimero utilizzato per gli imballaggi, che negli Usa è fermo al 10%
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Dagli imballaggi all'elettronica: il polistirolo può essere utilizzato per realizzare batterie ricaricabili più efficienti e durature. Un gruppo di scienziati dell'Università americana di Purdue, nell'Indiana, ha messo a punto un metodo per convertire le classiche "patatine" di polistirolo in micro-fogli e nanoparticelle di carbonio per gli anodi delle batterie al litio. Una scoperta "green" che promuove il riciclo di un materiale altamente inquinante, fermo al 10% negli Usa.
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Da rifiuto a risorsa - I ricercatori americani hanno presentato i risultati del loro studio in occasione del summit della American Chemical Society. Trasformando il polistirolo in micro-fogli e nanoparticelle di carbonio, gli scienziati hanno ottenuto batterie ricaricabili con una capacità di memoria superiore a quella della grafite, il materiale più usato per la realizzazione degli anodi. La capacità di accumulare energia sarebbe superiore del 15%. L'obiettivo è quello di riuscire ad aprire la scoperta all'uso commerciale nel giro di due anni.
Rispetto per l'ambiente - Il ricercatore Vinodkumar Etacheri spiega che il polistirolo è un materiale leggero ma occupa molto spazio e i costi del trasporto verso i centri di riciclaggio sono elevati. Al di là del 10% che negli Usa viene riutilizzato e riciclato, il resto finisce in discariche con rischi per l'ambiente per via della presenza di sostanze chimiche - contenute anche nelle versioni più eco-friendly di queste "sfere" - che possono contaminare gli ecosistemi. "In una discarica - spiega Etacheri - sostanze potenzialmente nocive presenti nelle palline di polistirolo come metalli pesanti, cloruri e ftalati, possono facilmente filtrare nell'ambiente e deteriorare il suolo e la qualità dell'acqua".