Due studi americani disegnano uno scenario apocalittico: bruciando tutti i combustibili fossili, il livello dei mari si innalzerà di 60 metri e la desertificazione renderà inospitali molti Paesi
Se bruciassimo tutti i combustibili fossili "a disposizione", il livello dei mari si innalzerebbe di 60 metri sommergendo decine e decine di città tra cui New York, Berlino, Shanghai, Londra e Parigi. Continuando di questo passo sul fronte delle emissioni di gas serra, inoltre, entro dieci anni circa 50 milioni di persone si trasformeranno in "rifugiati climatici", in fuga dai disastri provocati da riscaldamento globale e desertificazione. A disegnare questo futuro apocalittico sono due studi publbicati sulle riviste Pnas e Science Advances.
Nell'anno della conferenza di Parigi e dell'accordo sul clima firmato al G7 di Elmau, il mondo rischia di superare il tetto massimo per l'aumento della temperatura globale fissato a due gradi rispetto ai livelli preindustriali. Il consumo continuo di combustibili e la produzione di emissioni ai ritmi attuali, poterà nel giro di una decina di anni al "collasso climatico".
Addio calotta antartica - "Se dovessimo bruciare tutte le riserve di combustibili fossili, questo eliminerebbe la calotta antartica e provocherebbe un innalzamento permanente del livello del mare senza precedenti nella storia umana", spiega Ricarda Winkelmann, autrice dello studio. Entro i prossimi 60-80 anni gli oceani potrebbero insomma "mangiare" un'area che oggi ospita un miliardo di persone: città come Tokyo, Hong Kong, Shanghai, Calcutta, Amburgo e New York – e anche buona parte della penisola italiana, per dire – sarebbero solo un ricordo sommerso dai flutti.
Allarme agricoltura - Sono circa 2,6 miliardi le persone che nel mondo derivano il loro sostentamento dalla sola agricoltura e che presto potrebbero essere costretti ad abbandonare la propria terra d'origine per sopravvivere. Secondo il report diffuso da The Economics of Land Degradation, nei prossimi dieci anni sarà inutilizabile il 52% del suolo arabile. I "nemici" sono sempre gli stessi: desertificazione, deforestazione e inquinamento. Un circolo vizioso che nel corso di 25 anni porterà a una riduzione del 12% del cibo disponibile e un aumento medio del 30% sul prezzo degli alimenti.