NUOVA GENERAZIONE DI VEGETALI

Ogm "senza terreno": le prime piante sintetiche che non contaminano i campi

Dagli Usa arrivano i vegetali di nuova generazione capaci di sopravvivere soltanto se nutriti con sostanze di laboratorio, senza attecchire su terreni "tradizionali"

06 Set 2016 - 11:40
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I ricercatori delle università di Harvard e Yale, negli Usa, hanno ottenuto delle piante geneticamente modificate per le quali è impossibile contaminare i campi tradizionali. Si tratta di Ogm capaci di sopravvivere solo se nutriti con sostanze sintetiche, lontano dai terreni utilizzati per le colture comuni. I primi esemplari di questa nuova generazione di piante sono stati descritti sulla rivista Nature.

Ogm "senza terreno": le prime piante sintetiche che non contaminano i campi

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L'era della biologia sintetica - Gli esemplari vegetali ottenuti nelle università di Yale e Harvard sono solo l'ultimo grande tassello di un settore emergente degli studi sugli Ogm. Da dieci anni a questa parte si è fatto largo il nuovo ambito scientifico detto della "biologia sintetica", che sta soppiantando nella ricerca il più "inflazionato" settore delle biotecnologie. In generale i ricercatori si riferiscono alle piante Ogm specializzate nella produzione di carburanti o farmaci, ma non a quelle di tipo alimentare.

I "mattoni della vita" - I genetisti di Harvard, coordinati da George Church, hanno ottenuto piante capaci di sopravvivere e crescere solo se nutrite con amminoacidi sintetici, ossia con una versione ottenuta in laboratorio dei cosiddetti "mattoni della vita" indispensabili alla crescita. Gli esperti di Biologia molecolare e dello sviluppo di Yale, coordinati da Farren Isaacs, hanno invece "equipaggiato" le piante con un corredo di enzimi che rendono il metabolismo dipendente da amminoacidi sintetici.

In entrambi i casi le nuove piante Ogm non sono assolutamente in grado di sopravvivere se coltivate in modo tradizionale e di conseguenza non sono in grado di attecchire in terreni nei quali l'unico alimento siano nutrienti naturali.

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