Iccio. Gioielli unici e preziosi secondo tradizione
© Ufficio stampa
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La natura prende forma nei gioielli di Beatrice Pagani
di Elena MisericordiaIccio è il brand di gioielli creato nel 2014 da Beatrice Pagani che, dopo essersi laureata in Economia e Commercio, ha deciso di assecondare la sua più intima passione per l’arte e la creatività, eredità della nonna scultrice, Vera Omodeo.
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Ha così iniziato il suo percorso nel mondo dei gioielli, sedendosi direttamente al banchetto di lavoro come aiutante in una bottega orafa. Il suo entusiasmo per questo affascinante mestiere si è ben presto tradotto in una collezione di preziosi artigianali dalle linee semplici e pulite, ma ricchi di personalizzazione, unici nel loro genere.
Anelli, bracciali, ciondoli, orecchini e collane: piccoli capolavori forgiati a mano, in oro, argento e bronzo, con l’inserimento di pietre preziose, quali coralli, perle d’acqua dolce, smeraldi, giade, turchesi e topazi naturali, opali iridescenti e piccoli diamanti.
Fragoline di bosco, coccodrilli, arieti, cuori, stelle, boccioli contornati da foglie sembrano voler prendere vita attraverso i dettagli minuziosi dei gioielli firmati Iccio, realizzati attraverso un sapiente lavoro artigiano, eseguito con cura, secondo i canoni della tradizione orafa Made in Italy.
Chi è Beatrice Pagani? Quali sono le tue origini e qual è stato il tuo percorso di formazione?
Sono nata a Milano nel 1987, ho frequentato il liceo classico e, pur con qualche dubbio, mi sono iscritta alla facoltà di Economia e Commercio. Tuttavia, già mentre studiavo e poi anche a pochi mesi dalla laurea, ho capito che non avrei mai potuto lavorare in quel settore perché la mia vera passione sono sempre stati i gioielli, in ogni loro forma. Durante la mia prima esperienza lavorativa in un ufficio stampa, sentendo il bisogno di dar spazio alla mia creatività, ho iniziato ad approcciare il mio attuale mestiere, affiancata da un’orafa eccezionale, che mi ha trasferito le basi per potermi muovere come autodidatta. Da lei ho imparato a creare i primi modelli, piccoli gioielli molto semplici in oro, argento o bronzo.
Quando e com’è nato il brand Iccio? Da dove deriva la tua passione per i gioielli?
Nel 2016, grazie alla guida di mia nonna Vera, bravissima scultrice, ho creato la mia prima piccola produzione, che vedeva protagonisti anche alcuni suoi modelli. Lei è la componente artistica della mia famiglia. È stata in grado di portare avanti il suo progetto con cinque figli ed è sempre riuscita a farmi respirare il fascino dell’arte; quando andavo a casa sua mi sedevo a tavola al fianco di bronzi o terrecotte di ogni genere: c’erano ballerine a grandezza naturale, busti, piccoli borghi medioevali, cornici e bassorilievi. È sempre stata una donna forte, capace di trasformare una passione in lavoro, in un’epoca in cui il lavoro artistico femminile non era affatto frequente o facilmente accettato. Lei era capace di osservare, ascoltare e trasformare ciò che la circondava in qualcosa di unico e mi ha insegnato che con la tenacia si può arrivare a ottenere molto. Mia nonna riusciva ad interpretare le sue emozioni con le mani, questo mi ha sempre lasciata a bocca aperta e, ad un certo punto, ho iniziato a desiderare fortemente di poter fare lo stesso…a modo mio.
Come mai la scelta di questo nome?
Il nome del mio brand è nato per gioco. Iccio è sempre stato il mio soprannome, almeno fino ai tempi dell’università. Mio papà è veneto e dalle sue parti si usa abbreviare il finale dei nomi, pertanto Beatrice è ben presto diventata Ice. Da piccola ero piena di ricci e le mie amiche hanno trasformato Ice in Riccio e, infine, in…Iccio! Quando ho lanciato il mio brand, ho quindi pensato che fosse l’unico nome per identificare qualcosa che fosse soltanto mio. Con il tempo però quella Iccio è diventata una parte marginale di me stessa. È stato così che, crescendo, ho sentito la necessità di dare spazio anche ad una me più adulta. Ho quindi modificato il nome del mio marchio in “Iccio di Beatrice Pagani”.
Quali sono le cifre stilistico-distintive delle tue creazioni?
Non saprei dire, ad oggi, se le mie creazioni vantino una peculiarità tale da renderle uniche e riconoscibili; credo che per un artigiano sia un punto di arrivo molto importante e io ci sto ancora lavorando. Uso l’oro giallo e corallo come materiali principali e mi piace dare vita a gioielli singolari nelle loro forme, che spazino da una racchetta di padel a un topino con il cappello, sino ad una fragola talmente rossa e dettagliata da sembrare vera.
Che importanza assumono artigianalità e personalizzazione nell’ambito della tua produzione?
Negli anni ho sempre cercato – e cerco tuttora – di indirizzare il mio lavoro verso qualcosa di solo mio: mi preoccupo di acquisire ciò che mi manca per arrivare dove vorrei, in termini sia di tecniche che di materiali. Il mio intento è quello di produrre poco, ma con cura e attenzione verso la qualità del prodotto finale. Il corallo è un materiale prezioso e va rispettato in quanto risorsa limitata. È sempre diverso, ogni pezzo ha le sue sfumature, irregolarità e forme: pur realizzando uno stesso gioiello, nessuno sarà mai uguale al precedente. Ogni pezzo è creato da zero, non esiste alcuna produzione in serie; sarebbe impossibile pensarlo perché il corallo viene tagliato artigianalmente senza seguire schemi meccanici. Trattarlo con cura e rispetto è essenziale affinché il bijoux abbia un’anima.
Chi è Beatrice nella vita privata? Interessi e passioni nel tempo libero?
Nel tempo che non dedico al lavoro sto con le mie bambine Margherita e Teodora di cinque e un anno. Abito fuori Milano anche per riuscire a staccare e mantenere i due mondi, personale e professionale, separati: quando sono con loro non penso al lavoro e sono felice che sia così; ho la convinzione che solo con una professione che trasmette serenità sia possibile farlo. Amo dedicare anche il tempo allo sport, la mia seconda passione: mi dà la sensazione di lasciar andare la stanchezza e lo stress, che inevitabilmente si accumulano nella vita quotidiana.
Progetti e sogni per il tuo futuro? E per quello del tuo brand?
Mi piacerebbe mantenere il contatto con le persone e realizzare gioielli che comunichino sempre una storia. Vorrei senz’altro riuscire ad incrementare la mia piccola produzione, ma senza perdere di vista l’idea di fondo della bottega artigianale, magari aprendo un piccolo negozio-atelier attraverso il quale raccontare il mio mondo.