storie di moda

La LÙSac. La borsa sostenibile che nasce dal recupero creativo

Borse uniche e irripetibili realizzate a mano con scampoli di tessuto di arredamento

15 Dic 2021 - 05:00

Luisa Vanzini, architetto specializzato in restauro conservativo, è la mente creativa di la LÙSac, borse uniche fatte a mano dall’anima green. Un progetto sostenibile, personalizzato, 100% Made in Italy, che vede protagonisti i tessuti di arredamento: scampoli colorati, pezze di firme che hanno fatto la storia del design, avanzi di stoffe in disuso, surplus di produzione, acquistano nuova vita in una borsa esclusiva e irripetibile. 

La LÙSac. La borsa sostenibile che nasce dal recupero creativo

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© Ufficio stampa
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Le creazioni la LÙSac hanno radici comuni con il lavoro primario di Luisa, che opera nel campo del restauro architettonico. Le due attività viaggiano in maniera sinergica, nutrendosi e contaminandosi a vicenda. Recupero, restauro, riuso: le tre parole chiave che, come una bussola, orientano Luisa nelle proprie scelte creative, in ogni suo ambito di attività. 

Una pezza e un semplice laccio di cuoio, che facilmente si sfila, si accorcia o si allunga, e si regola con piccoli nodi. L’interno è in velluto, morbido, avvolgente, delicato ma resistente a tutto. Questa è la LÙSac: versatile, ispirata al viaggio, pensata per la libertà. Bellezza, duttilità ed etica s'intrecciano in questa borsa prodotta esclusivamente in pezzi unici.

Dieci modelli di differenti dimensioni, tra cui pochette, clutch, postine, shopper, flyng bag. Ogni esemplare, infatti, è diverso dall’altro, realizzato singolarmente, con sapienza e dedizione, dalle mani di preziose sarte, attingendo all’immenso patrimonio della nostra eccellenza artigiana.

La LÙSac racchiude in sé il valore del lavoro, del saper fare, parla di chi l’ha pensata, rivelando la sua indole di eterna viaggiatrice, ma svela anche l’intima personalità di colei che la indossa, rispecchiandosi nella meravigliosa unicità di ogni donna.

Chi è Luisa Vanzini? Quali sono le tue origini e qual è stato il tuo percorso di formazione?

Sono architetto e home designer. Nata a Pavia, dove vivo e lavoro, ho trascorso i primi anni della mia infanzia nella campagna pavese, sulle rive del Po. Lì ho respirato e appreso l'arte del fare e della collaborazione, grazie alla mia famiglia che mi ha insegnato il valore del lavoro come stile di vita, puntando sulla cooperazione, il rispetto per l’ambiente e la conservazione. Ho imparato ad attribuire il giusto peso alle cose e alle persone, ho sviluppato il gusto del bello, dell’innovazione e della ricerca. L’azienda di famiglia, nel settore dell’arredamento e del design, mi ha avvicinata ai laboratori artigianali satellite, funzionali all’attività del “fare casa”. Negli anni del liceo a Pavia, ho appreso e approfondito l’arte in varie forme, attraverso il teatro, la pittura e le lezioni di musica, studiando pianoforte. Ho frequentato l’Università a Milano, scegliendo prima il design di interni all’Isad (Istituto Superiore di Architettura e Design) e poi la facoltà di Architettura al Politecnico, dove mi sono laureata con una tesi sulla progettazione e il restauro. Arte, Design e Architettura mi hanno sempre accompagnata: non riuscirei a slegarli, sono un tutt’uno, seppure con le note differenze. Durante gli anni dell’Università a Milano ho viaggiato molto e, proprio grazie a questi viaggi – in tutta Italia, Europa, Africa, America –, sono entrata in contatto con le diversità culturali che hanno nutrito la mia curiosità, contaminando le mie visioni, i miei studi e il mio lavoro. Dopo aver lavorato nell’azienda di famiglia come home designer, ho aperto il mio studio di architettura a Pavia, specializzandomi nel recupero e nel restauro di case e di edifici con vincolo storico-culturale. Le case storiche, i loro dettagli, dal più piccolo al più grande, mi hanno insegnato una lettura ed un “ausculto” particolari: lavorando a quei progetti ho imparato l’arte del riuso, apportando sempre l’innovazione, la luce del buon design e dell’arte contemporanea. Un dialogo interessante, tra vecchio e nuovo, tra passato e contemporaneità.

Quando e com’è nato il brand “la LÙSac ”? Come mai la scelta di questo nome?

Pur essendo stata sempre dentro di me, sin da piccola, in un angolo della mia mente, la LÙSac ha preso vita nel novembre del 2018, nel laboratorio di un tappezziere, mentre selezionavo i tessuti per un progetto di interni. Tenendo tra le mani avanzi di pezze per arredamento (bellissimi scampoli inutilizzati, per la precisione tessuti vintage di Piero Fornasetti), ho pensato che avrei potuto riutilizzarle, facendo confezionare dalla sarta del laboratorio piccole sacche da viaggio, di varie misure, da tenere in valigia; completandole successivamente con un laccio in cuoio, cucito dal sellaio, ho capito che potevano diventare altro: le LÙSac, appunto, “LÙ” come Luisa, il mio nome, “Sac” come borsa, bisaccia, sacca.

Perché la borsa? Cosa rappresenta per te questo accessorio?

La borsa è come una casa: una piccola casa ambulante e strettamente personale. Ci accompagna ovunque, è l’altra noi, ci assomiglia. È l’accessorio del quale non si può fare a meno: contiene, è intimo, conosce i nostri segreti, custodisce i nostri effetti e li accoglie, sempre. 

Quali sono le cifre stilistico-distintive delle tue creazioni?

Il tessuto come protagonista, l’unicità come pezzo irripetibile (non esistono infatti due LÙSac uguali), il fatto a mano come esaltazione dell’artigianalità. Ma anche semplicità e morbidezza, trasformabilità, qualità e ricordi. Ogni tessuto racconta una propria storia, le sue tecniche di tessitura, la consistenza, il colore, la trama, il disegno…

Moda e architettura. Due contesti creativi che si fondono in un brand. In che modo?

La visione allenata dell’architetto mi ha sempre portata ad analizzare, studiare e apprezzare il dettaglio, che poi è tutto, sia in un oggetto che in una costruzione. Il dettaglio è il segno distintivo, ciò che definisce e nomina. La moda è una voce espressiva delle creatività. È l’architettura di un materiale più morbido e malleabile che non può prescindere dal corpo umano, così come l’architettura , la sua ergonomia e la sua scala non posso prescindere dall’uomo: l’essere umano è al centro comunque. Persona e Dettaglio si fondono in la LÙSac.

Recupero, restauro, riuso: queste le tre “R” che guidano il tuo progetto. Come si manifesta il tuo impegno nella direzione della sostenibilità?

Sostenibilità è un termine molto attuale ma credo che sia stato per me, da sempre, una condizione del mio vivere e del mio lavoro, a partire dall’insegnamento ricevuto: riparazione, conservazione, risparmio e qualità, rispetto per l’ambiente, ma anche attenzione alle persone, inclusione e integrazione sociale. Gentilezza. La LÙSac, ancor prima della produzione e del risultato (l’oggetto borsa), è coerentemente sostenibile, perché nasce dal riuso di piccole grandi pezze di tessuto destinate allo smaltimento, grazie a una manodopera altamente qualificata e inclusiva, al rispetto per l’ambiente/zero waste e alla giustizia sociale. Anche il nostro packaging è realizzato attraverso l’uso di tessuti ricavati dagli avanzi degli scampoli, evitando così di utilizzare confezioni di plastica o di carta, altrimenti destinati ad essere buttati dopo l’acquisto. La nostra LÙSac upcycling è molto apprezzata perché funzionale e può essere riutilizzata come piccola shopper per la spesa, per contenere libri, pc o tablet, persino i fiori acquistati al mercato. Questo pezzo l’ho ideato pensando a mia nonna e alle mie prozie che, quando si recavano al mercatino della domenica, tenevano sempre, in borsa o con sé, una sacchetta di stoffa colorata.

Che importanza assumono l’artigianalità Made in Italy e il “su misura” nell’ambito della tua produzione?

“Made in Italy” è un valore aggiunto al prodotto. Le produzioni italiane, soprattutto quelle sartoriali ed artigianali, sono riconosciute in tutto il mondo come un’eccellenza che ha fatto la storia del nostro Paese: alto livello qualitativo dei materiali utilizzati, stile raffinato, innovazione e cura dei dettagli, fantasia delle soluzioni adottate, capacità di durare nel tempo. “Su misura” per la LÙSac significa garantire l’unicità del prodotto, eliminando la tendenza alla serialità, spesso vissuta più come status che come funzione. Ogni nostra borsa, infatti, è un pezzo unico e irripetibile, proprio come chi la sceglie.

Jo, protagonista di Piccole Donne, giovane anticonformista e ribelle, dà il nome ad uno dei tuoi modelli di borse. Ma, più in generale, a quale donna ti rivolgi?

Ho conosciuto Jo March attraverso le righe di quel libro che ho letto, riletto e molto amato e che mi ha subito affascinata per le passioni della protagonista: scrittura, viaggio, anticonformismo, senso della famiglia; ma anche per la sua mentalità libera, aperta, e per il suo cuore. Jo riempiva le sue borse – in bellissima stoffa in stile vittoriano – di libri, sogni e speranze. Progettando le mie LÙSac penso a tante donne, alle Jo dinamiche e impegnate, donne che lavorano, a casa o in ufficio, che hanno famiglia e figli oppure no, a quelle che vivono in città o in campagna, fino alle più giovani che hanno capito il valore dell’unicità e della praticità. A tutte coloro che semplicemente credono nel valore del fatto a mano, con cura e amore. La LÙSac è una borsa leggera, trasformabile all’occorrenza, persino pieghevole, adattabile ad ogni uso e situazione.

Chi è Luisa nella vita privata? Interessi e passioni nel tempo libero?

Amo la mia famiglia, che vivo intensamente, cercando sempre il giusto equilibrio con il tempo a mia disposizione. Diventare ed essere mamma mi hanno dato e mi offrono grandi opportunità e insegnamenti. Grazie ai miei figli, conservo e alimento entusiasmo e curiosità, viaggiando e stando tutti insieme, appena è possibile. Amo i libri, la lettura e la poesia, che mi offrono il privilegio di guardare il mondo con occhi diversi. Adoro il cinema e nutro una vera e propria passione per l’arte in tutte le sue forme; mostre, musei e gallerie sono una meta sempre ambita, così come la ricerca e la scoperta di nuovi artisti e realtà artigianali. E poi ho la passione per il mare e la Sardegna tutta, un’isola che mi accoglie da tanti anni con i suoi spazi immensi e deserti, i suoi colori, i profumi e il vento che mi fa navigare nel suo unico, immenso, mare.

Cosa sogni per il tuo futuro? E per quello del tuo brand?

Sogno un mondo governato dal rispetto, tra gli esseri umani e verso l’ambiente che ci circonda. Il pianeta, grande dono del quale spesso non ci ricordiamo, è la nostra vera Casa. Vorrei semplificazione e più qualità, in tutto, dalle scelte fino alle relazioni. Aspiro al buon uso del tempo, vero elemento prezioso delle nostre vite. Per il mio brand, in particolare, sogno che possa ancora crescere, formando e coinvolgendo soprattutto i giovani, come già sta avvenendo con mio figlio Giovanni, il mio secondogenito, studente universitario e socio di la LÙSac: si occupa della gestione finanziaria e delle strategie di comunicazione. Mi piacerebbe espandere la cooperazione con altre realtà, valorizzare una nuova manodopera che possa dare un valore aggiunto a quanto già ottenuto sinora. Immagino che la LÙSac diventi uno stile, un modo di vivere, un’esperienza, conservando lo spirito e la mission che l’hanno formata, affinché si presenti sempre come un brand portatore di “nobile semplicità e quieta grandezza”.

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