Loïs. L’arte di comporre abiti che passa attraverso l’upcycling
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Matilde Di Pumpo, la designer del riuso creativo, fa rivivere la moda con i suoi capi unici ed originali
di Elena Misericordia© ufficio-stampa
Loïs è la sartoria democratica che nasce dall’inarrestabile talento creativo della designer Matilde Di Pumpo. Abiti su misura, personalizzabili, a costo accesibile. Il progetto della giovane stilista pugliese risponde alla legge di conservazione della massa per cui “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” secondo l’arte dell’upcycling: anche nella moda, infatti, tutto può essere disfatto e rifatto, trovando così una nuova affascinante destinazione.
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Gli armadi e i cassetti della nonna sono uno scrigno prezioso. Non solo abiti, ma anche corredi, asciugamani, accessori diventano la base di partenza per ri-creare qualcosa di bello. Le maniche di una camicia possono trasformarsi in una gonna, un vecchio pantalone in una giacca o viceversa…
Grazie all’idea sostenibile di reinterpretare e rivalutare ciò che già esiste, nascono capi preziosi, unici ed originali. L’upcycling si pone come strumento per sensibilizzare all’uso dell’economia circolare e sostenibile, in cui tutto ha un utilizzo diverso dalla sua prima vocazione originaria. Da questo nobile concetto di moda nel pieno rispetto dell’ambiente, scaturisce l’arte di comporre abiti con elementi e materiali già esistenti, immaginando forme e volumi in evidente contrapposizione ed in irrefrenabile attrazione tra di loro. Uso e riuso, ricerca e recupero: la regola è non avere regole.
Chi è Matilde Di Pumpo?
Sono una fashion designer pugliese, precisamente del Gargano. Sono sempre stata attratta dal mondo della moda, tanto da collezionare ogni tipo di scarpe ed accessori. Amo il vintage, perché riesce sempre ad offrirmi qualcosa di nuovo, e la fotografia, perché credo nella capacità delle immagini nel rispecchiare il pensiero nascosto nelle creazioni di un designer.
Quali sono le tue origini e qual è stato il tuo percorso di formazione?
Sono nata nel 1986 a Torremaggiore ed ho vissuto a Rodi Garganico sino al diploma in ragioneria. Mi sono poi iscritta alla facoltà di Economia, trasferendomi a Roma, ma giorno dopo giorno la mia passione per il fashion cresceva sempre di più, sino al punto di presentarmi alle lezioni di matematica con l’ultimo numero di Vogue sotto il braccio! Così, stanca di nascondermi, ho deciso di cambiare il mio percorso di studi. Ho avuto la fortuna di incontrare la piena comprensione dei miei genitori, anche perché, in qualche modo, è proprio grazie a loro che l’arte del vestito dentro di me ha origini primordiali. Da bambina infatti mio padre, all’epoca tipografo, mi portava con sé a scattare foto in giro per il Gargano e tutte quelle le immagini venivano tradotte in cartoline. Ricordo ancora il profumo del liquido che utilizzava per trasformare le diapositive in pellicole. Mia mamma, invece, aveva una dote speciale per il disegno ed ho sempre ammirato questa sua arte. È stato così che, una volta approdata allo Ied di Roma, ho finalmente potuto coltivare la mia passione. Ricordo quegli anni come il periodo più bello della mia vita accademica. Ho potuto fare tante conoscenze stimolanti ed ho provato emozioni irripetibili nel vedere i miei disegni prendere vita, come per magia, da un semplice scampolo di tessuto…
Quando e com'è nata la "sartoria à porter" Loïs?
Loïs nasce alla fine del 2017, dal mio bisogno continuo di creare abiti ed accessori. Non soltanto un brand, ma un vero e proprio progetto, al centro del quale si pone il tema della salvaguardia del pianeta.
In che termini possiamo appunto parlare della tua come di una produzione sostenibile ispirata ad un modello economico etico?
La mia è una moda upcycling. Essendo amante del vintage penso che nulla possa perire prima di essere valutato da una persona esperta. Anche osservando i miei abiti da vicino, non è semplice capire che sono parte di abiti già utilizzati. Quale nuovo jeans sarebbe migliore di uno già consumato dal tempo? Le sfumature sono uniche tanto da darmi i brividi. Quindi perchè consumare e basta? Si può essere “fighi”, come dice mia figlia di 6 anni, anche con il riciclo.
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In cosa consiste più precisamente la pratica dell’upcycling? Da dove deriva la tua passione per la moda che incontra il rispetto per l'ambiente?
Vivo in una cittadina di mare e sono stata sempre vicino ai ragazzi provenienti da altri Paesi che giungono da noi, sulle nostre coste. Ho cercato di conoscerne cultura e idee, rendendomi conto che spesso sono le cose più semplici come gli elementi della natura a creare emozioni. E non solo, purtroppo nella mia piccola realtà è molto difficile reperire i materiali che servono per le mie progettazioni. Ho quindi imparato a recuperare una determinata pelle o jersey dalla mia collezione di vestiti per poi riutilizzarla nella realizzazione di nuovi capi. La cosa più difficile dell’upcycling è proprio l’arte di arrangiarsi: non hai a disposizione tanto materiale e non puoi quindi permetterti di sbagliare. Ma è anche la parte più bella del gioco. Accosti più materiali, tratti dai capi che ami, e – assemblandoli secondo una nuova logica – inventi qualcosa, li colori, se necessario, dando loro una seconda vita.
Quali sono le caratteristiche essenziali dei tuoi capi di abbigliamento? A quale pubblico ti rivolgi?
Versatilità direi. I miei abiti si possono indossare con un paio di scarpe eleganti per un evento importante oppure con dei biker per un aperitivo tra amiche. Propongo una donna sicura di sè che, nonostante le varie responsabilità giornaliere, non vuole rinunciare a sentirsi unica. I miei capi, per forma e colori, possono essere portati da ragazze molto giovani, ma anche da signore all’avanguardia.
Chi è Matilde nella sua vita privata? Passioni e interessi nel tempo libero?
Sono moglie e mamma e, oltre alla passione per la mia famiglia, amo la macrofotografia.
Cosa sogni per il tuo futuro? E per quello del tuo brand?
Sogno di poter avviare presto una produzione su larga scala e di far conoscere a tanta più gente possibile il mio mondo, il mondo di Loïs!