© Ufficio stampa | Gucci | Aria (credit: Kevin Tachman)
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L’approdo per tutti è in un giardino incantato, “un’immersione in tutto quello che oggi ci manca”
© Ufficio stampa | Gucci | Aria (credit: Kevin Tachman)
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Una celebrazione che è anche una forma di tradimento. Non solo un lascito, sempre usando le parole del direttore creativo Alessandro Michele, ma pure la “possibilità del suo ripensamento”. Gucci compie cento anni e la sfilata di presentazione della collezione Aria esprime tutta la sua capacità di evoluzione e cambiamento. Un moto perpetuo che, dai primi passi mossi dal fondatore Guccio dall’hotel Savoy di Londra, continua a produrre “infiorescenze inattese, attraverso innesti e potature”.
SARÀ LA NATURA A SALVARCI - “Ho celebrato il mondo equestre di Gucci trasfigurandolo in una cosmogonia fetish – spiega ancora Alessandro Michele –. Ho sublimato la silhouette di Marilyn Monroe e il glamour della vecchia Hollywood, ho manomesso il fascino discreto della borghesia e i codici della sartoria maschile”. I modelli sfilano in un lungo corridoio carico di luce, sotto i flash di fotografi inesistenti. Ma è nel finale, la vera sorpresa: varcando una porta chiusa, l’approdo per tutti è in un giardino incantato. “Un’immersione profonda ed estatica in tutto quello che oggi ci manca in maniera struggente: una festa d’aria”.
© Ufficio stampa | Gucci | Aria (credit: Greg Avenel)
© Ufficio stampa | Gucci | Aria (credit: Greg Avenel)