Dolce&Gabbana Alta Moda 2024: gli abiti e i gioielli da sogno
© Ufficio stampa | Dolce e Gabbana Alta Moda 2024
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Focus speciale sulle creazioni esclusive in filigrana, omaggio alla Sardegna ed espressione del più alto savoir faire
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Gioielli e abiti da sogno, vere e proprie opere d’arte. Dolce&Gabbana ha proseguito il suo tour tra le meraviglie e le unicità del nostro Paese con le sfilate evento che ha tenuto a Nora, uno dei siti archeologici più importanti della Sardegna. Focus speciale sulle creazioni orafe, capolavori a filigrana, protagoniste delle collezioni Alta Moda e Alta Sartoria 2024 della maison.
La filigrana è una tecnica di oreficeria che consiste nella lavorazione a intreccio di sottili fili d'oro e d'argento i quali, dopo la ritorcitura, vengono fissati su un supporto, anch'esso di materiale prezioso, in modo da creare un elegante effetto di struttura traforata. È quella a cui hanno fatto ricorso Domenico Dolce e Stefano Gabbana per creare collier con medaglioni e grandi orecchini che aggiungono preziosità ed esaltano in maniera assoluta abiti esclusivi, pezzi unici che, nella collezione Alta Moda 2024, sono espressione del più alto savoir faire artistico e artigianale.
© Ufficio stampa | Dolce e Gabbana Alta Moda 2024
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La collezione Alta Sartoria 2024 è ispirata alla festa di Sant’Efisio e al folklore sardo sia nella scelta dei motivi decorativi e dei materiali, sia nelle lavorazioni. I disegni floreali eseguiti a piccolo punto, all’uncinetto, o ricamati con cannette, cristalli, jais e canottiglia rievocano, infatti, anche la tradizionale infiorata che viene dedicata al santo, che vede l’usanza di cospargere di petali di rose le strade di Cagliari durante le celebrazioni religiose. E come i costumi sardi sono molto eterogenei, poiché risentono delle diverse civiltà che si sono avvicendate sull’isola, così queste creazioni esclusive di Dolce&Gabbana offrono un’ampia scelta di tessuti: dai moiré ai pizzi impreziositi da eleganti balze, fino ai velluti più pregiati, ricamati con passamanerie che rendono omaggio ai boleri folk della tradizione.
In alcune creazioni, l’Alta Sartoria 2024 ripropone i “pibiones”, una tecnica di tessitura a grani, anche questa tipica della Sardegna, eseguita al telaio a mano, che si ottiene su un tessuto abbastanza pesante e compatto, dove il disegno, il vero e proprio “pibiones”, è creato da un filo di trama supplementare, di dimensione maggiore rispetto a quelli che costituiscono la tela di fondo. Anticamente questa produzione tessile era destinata ai copriletti di pregio, presenti solo nei corredi più importanti. Proprio per rievocare l’originaria destinazione elitaria di questa lavorazione, i capi di questa collezione sono impreziositi da cristalli trasparenti che, illuminando i motivi decorativi, accentuano l’unicità di questa tessitura. Non poteva, inoltre, mancare un omaggio al mondo pastorale e alla sua caratteristica “mastruca”, ovvero il grande cappotto di lana indossato anche dai Mamuthones durante il Carnevale di Mamoiada.
© Ufficio stampa | Dolce e Gabbana Alta Sartoria 2024
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La città di Nora è stata uno dei primi insediamenti fenici della Sardegna (VIII secolo a.C.), snodo di commercio e porto dall’invidiabile posizione, da cui si poteva salpare con qualsiasi vento. Sorge sul promontorio di Capo Pula e si estende anche verso i fondali del mare, lungo i 70 metri di costa ormai sommersa. La torre spagnola del Coltellazzo, posta di fronte all’omonimo isolotto, domina l’area in una posizione di grande effetto scenografico. Durante gli scavi iniziati a fine Ottocento, è stata ritrovata la famosa Stele di Nora, recante un’iscrizione in caratteri fenici in cui appare per la prima volta il nome della Sardegna. Nel 227 a.C., con l’istituzione della provincia di “Sardinia et Corsica”, la città è entrata nell’orbita di Roma, divenendo “municipium” nella seconda metà del I secolo d.C.. Il lento e progressivo allontanamento della popolazione dall’area è avvenuto a partire dal V sec. d.C., probabilmente a causa dell’invasione dei Vandali, che l’hanno spinta a rifugiarsi nelle zone più sicure dell’entroterra, fino al completo abbandono in età medievale.