L’invenzione del fenomeno delle top model, delle sfilate itineranti, del prêt-à-porter, delle sneakers e di tanto altro ancora
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Nel 1933? Nel ’35? Nel ’38? Chissà quando era nato veramente, Karl Lagerfeld. “Larger than life” è l’espressione a cui ricorrono gli americani per descrivere una figura come la sua, quella di un uomo e di un genio che si può tranquillamente definire “rinascimentale”. Un talento spiccato, curioso, poliedrico, onnivoro, innovatore, di grande profondità di visione e cultura.
Direttore creativo storico di Chanel e Fendi (e della linea che porta il suo nome), sapeva guardare avanti e poi andare oltre, spingersi al di là di ogni conformismo. In settant’anni di attività ha saputo inventare tutti i capisaldi che regolano e fanno parte del sistema moda ancora oggi. Chi raccoglierà l'eredità di Karl Lagerfeld?
COME LAGERFELD, SOLO LAGERFELD - Stilista, designer, illustratore, fotografo, regista, icona pop e tanto altro ancora. Le cose andavano fatte a modo suo, soltanto come diceva lui. Con Gianni Versace, ha inventato il fenomeno delle top model ma anche le sfilate itineranti e spettacolari (Karl era in grado di stupire e trasformare il Grand Palais di Parigi in una brasserie, in un supermarket, in una spiaggia, in una villa con il giardino all’italiana, come visto nell’ultima sfilata di gennaio, che è stata anche l’unica a cui non ha potuto presiedere), ha partecipato all’invenzione del prêt-à-porter. È stato il primo a inserire le sneakers nell’Haute Couture, il primo a firmare una collezione per H&M, nel 2004 (pare lamentandosi molto per le quantità prodotte, a suo dire troppo modiche per arrivare alla portata di tutti). Era infaticabile: disegnava almeno 16 collezioni l’anno e guidava tre Maison. Era direttore creativo di Fendi, Chanel e della sua label, Karl Lagerfeld, l’unico a riuscire a farlo in contemporanea.
IL VERO LUSSO? L’INTELLIGENZA” - Coltissimo, amante dei libri, delle opere d’arte, dell’architettura, del design, della musica e del bello tout court (proprietario di numerose case e castelli, li ha prima accumulati e poi venduti). Karl Lagerfeld è stato un uomo dai mille interessi: parlava quattro lingue e aveva una biblioteca ricchissima (e molto fotografata dalle riviste) nella sua casa di Parigi. Disegnava a mano i suoi bozzetti, con matite, carboncini e ombretti per gli occhi. Pare ne abbia lasciati centinaia. Negli ultimi anni, è stato scritto molto anche dell’amore per la sua gattina bianca, Choupette, seguita 24 ore su 24 da due cameriere (e, pare, beneficiaria della sua eredità). “Il vero lusso? È l’intelligenza”, sosteneva. La sua dedizione al lavoro gli ha fruttato l’appellativo di Kaiser ma più che un capo, era una guida. Stacanovista, riservatissimo e solitario, soprattutto sul lavoro, inarrivabile. E forse il suo segreto, si potrebbe dire oggi, è stato proprio quello di non considerarsi mai arrivato.