Nata a Milano il 22 marzo del 1935, Lea Pericoli aveva scoperto il tennis ad Addis Abeba, in Etiopia, dove si era trasferita con sua mamma Jole per seguire il padre Filippo, in Africa per lavoro. Tornata in Italia, è diventata la numero uno nel tennis femminile, primato che ha tenuto per quattordici anni, portandolo fuori dal cono d'ombra in cui era relegato rispetto a quello maschile. Ha raggiunto per quattro volte gli ottavi al Roland Garros e tre volte sull’erba di Wimbledon, vincendo per ben ventisette volte il titolo ai Campionati italiani. Si è ritirata dopo vent'anni di carriera, a 40 anni, iniziando una seconda, sempre brillante carriera, in ambito giornalistico come commentatrice sportiva, in seguito radiocronista e telecronista. Altri suoi grandi amori sono stati il golf e la moda. In prima fila alle sfilate, "la moda non va seguita - diceva -, ma governata".
Lea Pericoli e i suoi look rivoluzionari - A renderla un idolo hanno contribuito anche le sue mise in campo, "i miei vestitini", diceva. Lamé e tulle, gonnelline in piume di struzzo, visone, petali di fiori, pantaloncini coperti di brillantini. Quelli disegnati dallo stilista inglese Ted Tinling sono entrati nella storia del costume e sono esposti al Victoria and Albert Museum di Londra. "Il sarto più in voga dell’epoca, che per me confezionò (con intelligenza) cose arditissime - ha raccontato in un'intervista -. Papà, che era un uomo coraggioso ma molto severo, s’incavolò di brutto: Lea, scostumata, adesso vai a lavorare! Il primo anno a Wimbledon, era il '55, venivano tutti in processione a vedere le mie mutande di pizzo. La Federazione italiana minacciò di squalificarmi".