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Moda, arte, tanto verde: a Milano uno spazio per nuove connessioni

Inaugurato un luogo aperto a tutti, concepito da un brand italiano legato alle proprie radici ma capace da sempre di grande visione

04 Mar 2024 - 00:00
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© Ufficio stampa  | L'ingresso del nuovo spazio Herno a Milano. Si trova in via Vespri Siciliani, 9
© Ufficio stampa  | L'ingresso del nuovo spazio Herno a Milano. Si trova in via Vespri Siciliani, 9
© Ufficio stampa  | L'ingresso del nuovo spazio Herno a Milano. Si trova in via Vespri Siciliani, 9

© Ufficio stampa | L'ingresso del nuovo spazio Herno a Milano. Si trova in via Vespri Siciliani, 9

© Ufficio stampa | L'ingresso del nuovo spazio Herno a Milano. Si trova in via Vespri Siciliani, 9

Apri il tuo cuore, Milano. È la sensazione che arriva scoprendo un nuovo spazio appena inaugurato nel cuore pulsante della città, in un quartiere dal forte spirito identitario e dalla vocazione all’integrazione e alla connessione urbana, tra i nuovi poli oggi della moda, dell’arte, della creatività. Un luogo aperto a tutti e dove “tutto è interconnesso, tutto è a vista”.

Uno spazio “esperienziale”

 A Milano Herno ha appena aperto al pubblico il suo nuovo spazio. Un luogo di incontro, profondamente legato ai valori e al mondo del brand di Lesa, sul Lago Maggiore, e in cui coabitano le sue anime, i suoi progetti, le sue passioni. Nato dal recupero di una vecchia fabbrica, su progetto di De Amicis Architetti, si trova in via Vespri Siciliani, al civico 9. Riduttivo definirlo semplicemente uno showroom. I suoi oltre 3mila metri quadrati accolgono tutte le collezioni del marchio, ormai complete, varie, ampie. Ma è anche un posto che ne rappresenta il percorso, l’evoluzione, le collaborazioni, i progetti sostenibili e quelli non solo dedicati al prodotto.

Un atto d’amore

 “Mi sono innamorato di questo spazio. Lo abbiamo subito trovato ideale per noi: è esattamente come lo avevo immaginato” racconta a Tgcom24 Claudio Marenzi, presidente di Herno. Tutte le aree sono state concepite per godere di luce naturale in tutti i piani dell’edificio, pensati per agevolare connessioni e scambi creativi tra le varie unità dell’azienda. “È tutto interconnesso, tutto a vista. Grandi e ampie vetrate, impianti sostenibili, giardini interni, opere d’arte perfettamente integrate – prosegue –. È stato concepito per essere un nuovo headquarter, oltre a quello di Lesa, è come fosse di fatto il suo prolungamento, nell’altra città che fa parte del Dna di Herno. Una realtà con un passato, in un certo senso simile al nostro, che abbiamo riadattato, senza però stravolgere. In questo senso, è anche un segno di riconoscenza verso Milano”.

Un luogo di connessioni La vocazione sostenibile del brand si ritrova nel rimodernamento della struttura e nel grande utilizzo del verde: “Abbiamo adattato la funzionalità dell’edificio, già esistente, in una zona viva di Milano, alle nostre esigenze e alla nostra essenza”, sottolinea Marenzi. I tetti sono interamente ricoperti di piante sempreverdi, a seguire il ciclo delle stagioni con i loro colori, i giardini pensili d’inverno accompagnano la visita nei corridoi del primo piano, dove sono esposte le collezioni uomo e donna e la linea Laminar. La moda di Herno è da sempre fatta di consapevolezza, sostenibilità e rispetto per il Pianeta. Riflette i principi di una realtà profondamente legata alle sue radici e al suo territorio ma anche perfettamente integrata e aperta al mondo.

La vocazione per l’arte

 Come sempre nella storia del brand trova spazio, inoltre, l’arte contemporanea. Nella hall, a tutta altezza, è stata direttamente realizzata dall’artista statunitense Pae White un’opera monumentale, personalmente commissionata dallo stesso Claudio Marenzi, “nata dall’idea del connubio tra spazio, colore, forme”, spiega lui stesso. Si chiama “Fair Winds & Following Seas”. Le sculture sospese e mobili sono combinazioni caleidoscopiche di fili sottili a cui sono appesi delicatamente ritagli di carta, come anche pezzi d’acciaio serigrafati. Interagendo con la luce e i riflessi, animano l’ambiente circostante e invitano gli osservatori a sperimentare lo spazio da una prospettiva nuova.

Un’opportunità di riflessione “Un altro lavoro è posizionato nell’attraversamento tra le aree uomo e donna – aggiunge ancora Marenzi –. L’ha realizzato Latifa Echakhch, artista franco-marocchina, e sottolinea la caducità del mondo diviso in nazioni, quindi non condiviso”. Si intitola “Fantasia” ed è costituita da un fitto reticolo di aste portabandiera senza vessilli nazionali, identiche tra loro, che escono dal terreno. Già esposta in numerose mostre, nonché a una Biennale di Venezia, simboleggia l’incapacità di comunicare tra gli Stati, la fragilità del concetto di confine e di appartenenza. Un’opera mobile, la prima, statica la seconda, entrambe con “risvolti e significati che riguardano la collettività, che si riflettono nel sociale”. Un’occasione, per ospiti e visitatori di questo nuovo spazio, anche di riflessione sul presente e sulla contemporaneità.

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