© Italy Photo Press | Ursula Andress nel film 'Acapulco' (1963)
© Italy Photo Press | Ursula Andress nel film 'Acapulco' (1963)
La vera rivoluzione del costume a due pezzi non è stata tanto mostrare le curve ma il coraggio di ricominciare
© Italy Photo Press | Ursula Andress nel film 'Acapulco' (1963)
© Italy Photo Press | Ursula Andress nel film 'Acapulco' (1963)
Deve il nome all’atollo delle Isole Marshall dove gli americani, proprio nello stesso periodo, stavano conducendo i loro test nucleari. In effetti, qualcosa di esplosivo lo è stato davvero. Il 5 luglio compie 74 anni il bikini, ideato nel 1946 da Louis Réard. Fu letteralmente una vera bomba, al punto che per presentarlo fu necessario rivolgersi a una spogliarellista…
I MODELLI CHE HANNO SEGNATO UN’EPOCA - Il più celebre di sempre è il ‘Dr No Bikini’, il due pezzi bianco indossato da Ursula Andress nel film del 1962 ‘Agente 007 - Licenza di uccidere’. Più o meno rivisitato, continua a essere gettonatissimo e proposto dai brand anche oggi. A contribuire al successo del costume da bagno, dalle forme via via ridotte e sempre più popolare, è stata anche Hollywood e le celebri pin up degli Anni Cinquanta, a cominciare da Marilyn Monroe. Sophia Loren, sempre in quegli anni, ha vinto il titolo di Miss Eleganza indossando un modello in raso. Indimenticabili anche altre icone di bellezza e indiscusso fascino, come Brigitte Bardot.
UN SIMBOLO RIVOLUZIONARIO - A onor del vero, le prime testimonianze dell’esistenza del bikini risalgono già ai tempi dell’Antica Roma. Alcuni mosaici della Villa romana del Casale di Piazza Armerina, in Sicilia, ritraggono infatti delle ragazze intente a fare sport in slip e reggiseno. La storia del costume da bagno passa anche dai primi anni del Novecento: dal principio era sostanzialmente costituito da una tunica abbinata a un paio di pantaloni attillati. Nel corso dei decenni, si sono sperimentate variabili che lo hanno reso sempre più vicino ai modelli che si indossano anche oggi. Tuttavia, la vera rivoluzione del bikini non è stata tanto quella di scoprire il corpo delle donne, mettendo in mostra le curve e ‘liberandone’ la sensualità, pregi e difetti. Bensì quella di assumere da subito una forte valenza di emancipazione. Simbolo di coraggio e rinascita negli anni del Dopoguerra, vale lo stesso anche ai giorni nostri.