Uomo, primavera-estate 2020: Givenchy, largo ai nuovi poeti
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Dall’arte ‘maledetta’ di Baudelaire al paradiso di Boccaccio: i nuovi codici della collezione maschile tra classicismo sartoriale e tessuti tecnici
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Più che una tematica o un soggetto, un modo di sentire. Rimanda al mondo di Charles Baudelaire e all’opera ‘Les Fleurs du mal’ Clare Waight Keller, direttrice creativa di Givenchy, ‘Guest Designer’ di questa 96esima edizione di Pitti Uomo, in corso a Firenze. E la sfilata di presentazione della collezione Uomo 2020 della casa parigina non poteva che tenersi tra i fiori e le aiuole della splendida Villa Palmieri, nel cui giardino paradisiaco Boccaccio ambientò la terza giornata del suo ‘Decameron’.
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UN GIOCO DI CODICI – Formale e informale. Sui tessuti, disegni per celebrare l’unione tra labirinti di verde curati alla francese e all’italiana ma anche un tributo all’arte dello zio del marchese Hubert de Givenchy , che creava tappeti. Il classicismo sartoriale è coniugato con i cotoni tecnici, giacche a tre bottoni o doppiopetto, pantaloni a gamba larga o dritta. Voluminosi foulard e accessori funzionali, gioielli a catena e dai rimandi barocchi e cinture e borsoni dalle chiusure a gioiello. Le linee sono rilassate e morbide, i tessuti ultra leggeri arrivano dalla Corea, “paese che ha grande creatività”, come ha spiegato la stessa Keller.