BiMOR. Borse in resina che accendono di glamour ogni outfit
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
Bianca Morando propone borse e accessori caleidoscopici, eco-friendly, 100% Made in Italy
di Elena MisericordiaBiMOR è il brand di borse Made in Italy fondato nel 2019 da Bianca Morando, designer genovese, classe 1996, da sempre appassionata di moda e comunicazione. Le borse BiMOR seguono il principio della doppia “B”: belle e benfatte. Un accessorio unico, dal design giocoso e originale, che si ispira ai valori di energia e positività. Playfinity è la collezione Spring-Summer 2024: hand bag, tracolline, clutch, secchielli, realizzati interamente in resina semirigida ma incredibilmente resistente, disponibili in tantissime sfumature di colore e abbinamenti, tra monocromie, degradé e contrasti.
© Ufficio stampa
© Ufficio stampa
Tutti i pezzi sono assemblati a mano in Italia, attraverso la tecnica del ringlink, appoggiandosi ad una start-up certificata eco-friendly, che utilizza soltanto macchinari elettrici e non produce scarti.
Le linee e le nuances traggono spunto dagli elementi della natura ma anche da personaggi del cinema e dei cartoons: le fantasie più vivaci e irriverenti assumono la forma di un arcobaleno di crochet.
Pensate per soddisfare le personalità più disparate, queste caleidoscopiche borse si rivolgono a donne femminili e indipendenti, che amano esprimere il proprio carattere con grinta e determinazione. Gli accessori BiMOR regalano un tocco glamour a ogni outfit, dal look più semplice a quello chic, vestendo di stile la quotidianità.
Originalità e bellezza vengono così racchiuse in un accessorio dal gusto e dalla personalità ineguagliabili, portando avanti la storica tradizione dell’artigianalità italiana, garanzia di eccellenza, trasparenza e qualità.
Chi è Bianca Morando? Quali sono le tue origini e qual è stato il tuo percorso di formazione?
Sono una ragazza di Genova, nata e cresciuta in un ambiente intriso di moda in tutte le sue forme. I miei genitori sono stati la mia formazione principale. Mio padre, Andrea Morando, ha costruito un piccolo impero partendo dal nulla: una catena di negozi multibrand di lusso con due punti vendita monomarca, Gucci e Hogan, nella riviera ligure. Negli ultimi anni, ha saputo riconvertire la propria attività per assicurare un futuro autonomo sia a me che ai miei fratelli, con i quali lavoro ogni giorno. Mia madre invece è sempre stata una grande appassionata di moda: ammiravo il suo gusto e la sua eleganza. Devo tutto ai miei genitori che mi hanno offerto la possibilità di crescere amata e circondata dal bello. Mi hanno consentito di studiare, di vivere e viaggiare, con la consapevolezza di avere un lavoro ad aspettarmi al mio rientro. Ho così sviluppato un acceso entusiasmo e una vivace curiosità nei confronti della vita, che caratterizzano ancora oggi qualunque mia impresa. All’età di quattordici anni ho fatto la mia prima esperienza come commessa nei nostri negozi. Ho iniziato lavorando in magazzino e, negli anni, ho avuto la possibilità di sperimentare e cimentarmi in tutti i settori della nostra azienda, per poi trovare la mia piena realizzazione nel reparto digitale e, più nello specifico, nella comunicazione. Per questo motivo mi sono laureata in Lingue e Scienze della Comunicazione presso l’Università Cattolica di Milano; un percorso di studi fondamentale per la creazione del mio brand. Tutto il resto l’ho imparato (e lo sto imparando) direttamente sul campo.
Quando e com’è nato il brand BiMOR? Come mai la scelta di questo nome?
Durante il mio percorso di studi ho avuto la possibilità di svolgere un tirocinio curricolare in un press showroom di New York. Questa esperienza mi ha cambiato la vita ed è stato proprio durante quel periodo che ho pensato per la prima volta di creare il mio brand. Prima di partire avevo già deciso di lanciarmi in un progetto ambizioso. Ho infatti portato in viaggio con me una valigia piena di borse (io e mio padre avevamo da poco iniziato a sviluppare la nostra linea, ai tempi ancora firmata Andrea Morando); l’idea era quella di fermare più ragazze possibili per le strade della Grande Mela, chiedendo loro di farsi fotografare mentre indossavano quella che preferivano. A ognuna domandavo anche di raccontare qualcosa di sé da pubblicare, insieme alle immagini, su una pagina dedicata del nostro magazine online. Un giorno, mentre ero a City Hall Park, con grande stupore, ho casualmente incontrato Giada, una bellissima ragazza di Cesena, conosciuta in città qualche giorno prima, e le ho chiesto di prendere parte al mio progetto. Dopo aver scattato, ne ho approfittato per pubblicare una storia sul profilo Instagram aziendale, storia che Giada ha prontamente ripostato. Passate meno di ventiquattro ore, abbiamo ricevuto una chiamata da una sua amica di Cesena, che voleva acquistare le nostre borse per rivenderle nel suo negozio. È stato così che è iniziato tutto. Il nome del brand invece nasce dalla necessità di trovare un termine che avesse un valore intrinseco, accattivante e semplice al tempo stesso, e che fosse, in qualche modo, associabile alla mia persona, per poterlo registrare anche fuori dall’Italia. Ho scelto quindi di utilizzare la mia firma: Bi(anca)MOR(ando). Alle scuole medie, quando ho iniziato a fare i primi scarabocchi per individuare la mia sigla, all’improvviso su un foglio bianco è comparsa la scritta “BiMOR”, che mi ha subito conquistata…
Cosa rappresentano per te gli accessori nella costruzione di un outfit?
Gli accessori hanno sempre avuto un posto speciale nel mio cuore. Credo che uno dei motivi principali sia dovuto al fatto che sono sempre stata una ragazza curvy e, durante l’adolescenza, ho patito molto il paragone con gli standard della moda.
Un accessorio non richiede nessuna fisicità specifica, va bene a tutti e credo sia la parte di un outfit che meglio descrive la personalità di chi lo indossa. Per questo il payoff del brand è “BiMOR than just your bag”: un invito ad andare oltre l’apparenza e a scegliere un accessorio che dica qualcosa di noi invece di pensare che sia quest’ultimo a definire chi siamo o quanto valiamo.
Quali sono le cifre stilistico-distintive delle tue creazioni?
Design dalle linee pulite, tripudio di colori e mix di materiali; l’abbinamento tra il corpo della borsa e gli accessori, che aggiungono personalità al prodotto stesso, e poi ovviamente il giallo… un colore positivo, solare ed energico, tratto distintivo e immancabile del brand.
Che importanza assume l’artigianalità Made in Italy nell’ambito della tua produzione?
L’heritage del Made in Italy è uno dei punti cardine di BiMOR, sia in termini di produzione che in termini di gusto estetico. Tutti i nostri prodotti, dalle borse agli accessori sino al packaging, sono interamente disegnati e prodotti in Italia.
Come mai hai scelto di utilizzare la resina?
La scelta di utilizzare la resina è nata dal desiderio di creare una linea di borse che si distinguesse da tutte le altre e che potesse spiccare in un mare così saturo di proposta. Sono partita dal manico della nostra best seller, la Curly Bag, e – in collaborazione con l’azienda che ci fornisce questi accessori – ho iniziato a lavorare allo sviluppo di una collezione di borse gioiello. Per la realizzazione dei singoli modelli, ho preso ispirazione da elementi che hanno caratterizzato la mia infanzia, Doll, Shell, Bubble, Scooby e così via…da qui deriva il nome Playfinity.
Come si manifesta in concreto l’impegno di BiMOR nei confronti della sostenibilità ambientale?
Cerchiamo di ridurre al minimo gli sprechi. In ufficio non utilizziamo bottiglie di plastica e nelle nostre produzioni usiamo solo materiali di origine italiana. Ci impegniamo costantemente nella ricerca per trovare risorse e soluzioni che ci aiutino a diventare una realtà sempre più sostenibile. La scelta di puntare sulla resina è dovuta anche a questo: tutte le componenti delle nostre borse vengono realizzate in Italia con macchinari elettrici e gli scarti vengono riutilizzati per la creazione di nuovi accessori. Anche se da soli non salveremo il mondo, nel nostro piccolo, questo è già un passo importante verso un futuro più eco-friendly.
L’anima eco-friendly del brand si manifesta anche attraverso la BiMOR Forest. Di cosa si tratta?
La BiMOR Forest è un piccolo gruppo di alberi che abbiamo piantato nel mondo grazie a Treedom, una piattaforma che si pone l’obiettivo di ridurre il livello di anidride carbonica nell’atmosfera e di seguire, giorno dopo giorno, la crescita delle nuove piante.
Abbiamo deciso di sostenere questa causa nel maggio 2022 con il lancio della nostra Zero Waste Capsule Collection, una collezione realizzata interamente con materiali di recupero. In quella occasione abbiamo piantato un albero ogni volta che un colore è andato sold out. Da allora, portiamo avanti questo progetto piantando un albero per ogni collezione che produciamo e la nostra foresta è monitorabile con un QR Code o attraverso il link dedicato. Oggi la nostra foresta conta diciannove alberi ed è in continua crescita.
BiMOR non è solo un brand ma una filosofia di vita che si fonda sulla positività e l’energia. Ma, più precisamente, a quale pubblico vi rivolgete?
Il target BiMOR è un pubblico principalmente giovanile (che non significa per forza giovane), che ama la moda e vuole indossare accessori che rispecchino la propria personalità e il proprio stile. Tendenzialmente appassionato di cultura e arte pop.
Progetti e sogni per il futuro?
Attualmente stiamo lavorando molto per ampliare la distribuzione del brand anche fuori dai confini europei e, allo stesso tempo, per accrescere e solidificare la nostra notorietà in Italia. Nel futuro di BiMOR vedo uno sviluppo di prodotto che vada anche oltre la produzione di borse e che ci permetta di avviare collaborazioni con grandi brand, del settore e non solo. Il mio sogno più grande? Beyoncé che indossi uno dei miei accessori!